“Vivi responsabile!”: il buon esempio a scuola. Evento conclusivo Giovedì 19 Marzo a Neviano (Le)

L’associazione “Ecomuseo del paesaggio delle Serre di Neviano” concluderà, con l’incontro di giovedì 19 marzo alle ore 11 presso la scuola Primaria “Giovanni XIII” di Neviano, il progetto “Vivi responsabile. I bambini di Neviano abitano, consumano e si muovono sostenibile!”.
L’iniziativa, rivolta alle classi quarte dell’Istituto comprensivo di Neviano, si è sviluppata nel corso di sei incontri che hanno avuto inizio il 10 dicembre scorso e al quale hanno collaborato l’associazione “Play your Place. Il luogo in gioco” e la cooperativa “ABCittà”.

«Il progetto – dichiara il responsabile, Aldo Summa – è un percorso che ha coinvolto i bambini di Neviano assieme alle loro famiglie, in momenti laboratoriali e attività di lavoro individuali e in gruppo, con lo scopo di promuovere comportamenti sostenibili e migliorare in prima persona la vivibilità presente e futura del luogo in cui si vive».

In particolare le tematiche affrontate e approfondite con attenzione sono state quelle riguardanti le azioni ed i comportamenti quotidiani domestici, dal risparmio energetico, all’uso corretto dell’acqua, al riciclo e il riutilizzo dei rifiuti. Ampio spazio è stato dato poi al muoversi correttamente in città, sperimentando azioni di mobilità sostenibile, monitorando, inoltre, le iniziative di “Pedibus”, un progetto della Provincia di Lecce, che ha coinvolto i bambini e le loro famiglie nel tragitto casa-scuola.
È stato, infine, approfondito il concetto di “consumo responsabile”, puntando l’attenzione in particolare sull’importante tema del cibo e dell’acqua, effettuato monitorando i consumi famigliari nel corso del progetto e invitando successivamente le famiglie a sperimentare modelli di consumo sostenibile e acquisti consapevoli.
E questa volta, il buon esempio è arrivato dai ragazzi.

Fonte: “Piazza Salento”

Scarica e leggi l’articolo pubblicato su Piazza Salento

“Le Ricette – illustrate – della Tradizione Maruggese”, a cura di “Play your Place”. Iniziamo con “li puddichi”

Spesso ci siamo prodigati nel far conoscere – attraverso servizi televisivi e con il coinvolgimento di molti compaesani – i nostri prodotti tipici e le modalità con le quali si preparano i piatti della tradizione.
Attraverso la promozione delle produzioni locali agro-alimentari ed artigianali, infatti, l’obiettivo è stato sempre quello di innescare meccanismi virtuosi di conoscenza non soltanto del prodotto, ma dell’intero universo socio-culturale e storico del territorio maruggese.

In continuità con questa filosofia, l’A.P.S. “Play your Place. Il luogo in gioco” di Maruggio inizia oggi un nuovo percorso di ricerca-studio al fine di tramandare quanto più possibile – sotto tutti gli aspetti – le nostre tradizioni che, assieme all’ospitalità, costituiscono la nostra ricchezza.

Difatti, se non interveniamo oggi sulla conservazione del nostro patrimonio di saperi, sapori e tradizioni, probabilmente tra qualche anno non avremo più nulla da trasmettere alle future generazioni e nulla da proporre ai nostri visitatori, che giungono sul nostro territorio per conoscerlo, ascoltarlo e “gustarlo”.

Pubblichiamo oggi il primo di una serie di quaderni dal titolo “LE RICETTE – ILLUSTRATE – DELLA TRADIZIONE MARUGGESE”, per riscoprire quelle tradizioni culinarie che corriamo il rischio di dimenticare, nel tentativo di recuperare uno stile alimentare sostenibile, genuino e rispettoso dei cicli della natura.

Abbiamo cercato di illustrare una ricetta e un procedimento tipo, senza alcuna pretesa di considerarli definitivi e immutabili.
Innumerevoli, infatti, sono le ricette che nelle famiglie maruggesi vengono tramandate di generazione in generazione, e ogni ricetta differisce leggermente dalla stessa preparazione di un’altra famiglia, sempre alla ricerca di quell’esclusività che rende il piatto il migliore di tutti.

Passo dopo passo, ognuno potrà sperimentare il piacere di cimentarsi dietro ai fornelli.
Tutto il procedimento della preparazione, infatti, è descritto con fotografie di grande formato e con semplici indicazioni, utilizzando simpaticamente anche la terminologia della nostra terra.

Visto l’approssimarsi delle festività pasquali, abbiamo voluto iniziare il nostro progetto con un prodotto tipico “simbolo” per tanti maruggesi, ancora troppo poco conosciuto al di fuori dei confini comunali: “li puddichi”, un unicum in tutto il Salento, per ingredienti utilizzati, procedimento e significati simbolici.

Per il momento il quaderno è consultabile solo on-line cliccando con il mouse sulla dicitura “clicca per leggere” del visualizzatore posto all’inizio di questo articolo, oppure sfogliabile cliccando qui!

Per ricevere gratuitamente la versione ad alta definizione e in formato .pdf del quaderno “LE RICETTE – ILLUSTRATE – DELLA TRADIZIONE MARUGGESE”, scrivete all’indirizzo mail: pyplace@gmail.com.

L’idea de “LE RICETTE – ILLUSTRATE – DELLA TRADIZIONE MARUGGESE” è finalizzata sia ad una migliore conoscenza dei prodotti locali, ma è anche un modo per pubblicizzare la ricchezza della nostra cucina, così tanto apprezzata dai numerosi visitatori che scelgono di passare il loro soggiorno nella nostra zona, e che sempre più spesso desiderano immergersi completamente nella vita quotidiana della comunità ospitante, per portarsi a casa il ricordo indelebile di un’esperienza di vacanza unica.

La conoscenza gastronomica è fondamentale in questo rapporto, e sempre più spesso i turisti vogliono capire, sperimentare, mettere “le mani in pasta” e non solo degustare i cibi prelibati.

A tal proposito, l’A.P.S. “Play your Place” è a disposizione di tutti quegli operatori turistici locali (ristoratori, gestori di strutture ricettive) ma anche delle famiglie o dei gruppi di amici, che intendono ospitare ed assistere a delle vere e proprie dimostrazioni “dal vivo”: il nostro staff – composto da eccellenti massaie ed esperti narratori – propone i cosiddetti “cooking experience” a domicilio, veri e propri laboratori nei quali i partecipanti avranno la possibilità di fare esperienza diretta della preparazione, della cottura e della degustazione delle bontà del posto.

Da oggi “Play your Place” è presente come Operatore del Turismo su Pugliapromozione

L’Agenzia Regionale Pugliapromozione è in procinto di mettere in rete la nuova versione del portale www.viaggiareinpuglia.it.

Tra le novità, gli operatori potranno inserire direttamente, attraverso un accesso riservato e personale, tutte le informazioni relative alle attività che realizzano e curano.

Da oggi, quindi, l’A.P.S. “Play your Place. Il luogo in gioco” di Maruggio si è accreditata sul DMS – DESTINATION MANAGEMENT SYSTEM, ovvero il portale dedicato ai servizi per la promozione della destinazione turistica Puglia.

L’Associazione, infatti, da anni è impegnata – attraverso il progetto pluriennale “Cultura Arte e Fede” che si avvale dei Tutor Diocesani dei Beni Culturali Ecclesiastici e delle guide/accompagnatori turistici abilitati e riconosciuti dalla Regione Puglia – nella promozione del territorio e nell’organizzazione di attività che hanno visto crescere progressivamente  il numero dei partecipanti alle iniziative proposte (visite guidate, escursioni, laboratori) conseguendo  il gradimento da parte di numerosi turisti e visitatori.

Per la sezione escursionismo, “Play your Place” propone passeggiate nel paesaggio alla scoperta dell’architettura minore rurale (muretti a secco, trulli, tipiche case con volte leccesi) e della biodiversità, ciclo-passeggiate sull’itinerario delle cappelle votive sparse sul territorio.
Per quanto riguarda il servizio di visite guidate, l’A.P.S. le garantisce nel centro storico e nelle chiese parrocchiali di Maruggio, oltre a organizzare dimostrazioni sulla gastronomia (show cooking ) e laboratori sull’artigianato locale (“cannizzi”, arte dell’intreccio e cestaria).

Scarica la Scheda Operatore in formato .pdf

> Visita il sito “Pugliapromozione”

> Consulta la pagina di “Play your Place” su DMS

 

Continuano i laboratori del SAC a cura dell’Ecomuseo di Neviano, con l’arte dell’intreccio e la cesteria

Dopo aver riscosso ampia partecipazione ai Laboratori sulla gastronomia locale, l’Associazione “Ecomuseo del Paesaggio delle Serre di Neviano” nell’ambito delle azioni previste dal SAC – Sistema Ambientale e Culturale  “Salento di Mare e di Pietre” continua il ciclo di laboratori con l’obiettivo di mettere in movimento i “saperi” locali, in cui il patrimonio di conoscenze degli abitanti si trasforma in materiale condiviso di scoperta e rappresentazione della propria realtà territoriale.

Proseguendo nel suo programma di recupero delle tradizioni locali, l’Ecomuseo intende promuovere il laboratorio “Il Sapere nelle mani: cannizzi e panari” dedicato alle tecniche dell’intreccio nel tentativo di trasmettere questo “saper fare” alle generazioni future. Fare cesti e realizzare “cannizzi” erano attività frutto dell’ingegno e della capacità manuale che per intere generazioni hanno sorretto l’economia agricola locale, interessando in maniera trasversale la quasi totalità della popolazione e coinvolgendo con i tempi di lavorazione la vita di tante comunità delle Serre Salentine.

Le attività laboratoriali saranno aperte alla cittadinanza, prevedendo il coinvolgimento diretto delle risorse educative non formali presenti sul territorio (ad es. anziani, artigiani, cultori della materia, ecc.). Il laboratorio è rivolto a tutti coloro che desiderano avvicinarsi alle tecniche d’intreccio dell’artigianato tradizionale usando i materiali naturali presenti in abbondanza sulle Serre Salentine (rami flessibili di ulivo o giunco) e nelle zone umide (canne), materie prime utilizzate per la realizzazione di manufatti indispensabili per la raccolta nei campi dello olive, dei pomodori, dei fichi, e per la loro successiva essiccazione al sole.

Il recupero di queste tecniche artigianali tradizionali quasi scomparse, rappresentano il punto di partenza per successive azioni di sostegno finalizzate all’immissione dei prodotti hand-made in un mercato vero e proprio.

Il Quaderno – Manuale documenterà (attraverso fotografie, schizzi e disegni esplicativi) le varie fasi realizzative dei manufatti.

I laboratori interesseranno i paesi di Neviano, Tuglie e Seclì che insistono sul paesaggio orientale delle Serre Salentine, accomunati non solo da da continuità geografica, ma anche di usi, costumi e caratteristiche ambientali omogenee.

Gli incontri previsti si svolgeranno nei beni del SAC seguendo il seguente calendario:

–        12 Marzo 2015 dalle ore 18.00 alle 20.00 presso l’Aula Polifunzionale a Neviano;

–       17 Marzo 2015 dalle 18.00 alle 20.00 presso la Biblioteca Comunale “Fiore Gnoni” a Tuglie;

–        26 Marzo 2015 dalle 18.00 alle 20.00 presso il Palazzo Ducale (dei Sanseverino) a Seclì.

La partecipazione ai laboratori è gratuita.

Per ulteriori informazioni, contattare i numeri 349.1971486 (arch. Aldo Summa) – 333.5359193 (prof.ssa Rita Stefanelli), oppure scrivere una mail all’indirizzo ecomuseoneviano@gmail.com

 > Visita il sito del SAC “Salento di Mare e di Pietre”

 

La partecipazione dei cittadini vista “dal basso”. La costruzione sociale delle politiche urbane e territoriali

«Essere “zapateri” vuol dire consentire agli uomini e alle donne di questo paese di tornare a rivalutare la politica nel senso più alto del termine e a credere veramente in una democrazia partecipata dove tutti si sentano coinvolti e nessuno si senta escluso» (Rita Borsellino, MicroMega-la primavera, 9/3/2006).

Da alcuni anni il tema della partecipazione si ritrova in modo ricorrente – e spesso rituale – al centro del dibattito sulle politiche urbane. Il tema della partecipazione dei cittadini alle scelte del governo della comunità cui appartengono ritorna attuale ogni volta che si è in odore di approvazione di pianificazioni importanti, quando sono in gioco interessi collettivi da difendere di fronte al facile costume della tutela di quelli personali. L’approvazione di uno strumento urbanistico riaccende, per esempio, la questione della partecipazione cittadina alla programmazione e alla conoscenza del progetto.

I processi attuali di trasformazione urbana che coinvolgono l’intera comunità civica richiedono conoscenza, cultura, partecipazione consapevole, una visione integrale e complessa, non separata, dei mutamenti e dello sviluppo della città, delle relazioni fra identità storica e progetto del futuro. Il governo e la trasformazione delle città devono basarsi su saperi non più separati da steccati rigidi, ma fondati su un approccio multi e interdisciplinare. Chi interviene con programmi di governo, pianificazione e progetto del territorio deve conoscere la complessità del sistema urbano; chi si occupa di analisi, di ricerca sulla città, di documentazione – sociologi, economisti, storici, geografi, urbanisti – deve approfondire i modi di descrizione e analisi della realtà.

La costruzione di una “cultura della città” si fonda anche sulla ridefinizione degli strumenti concettuali a disposizione e su un percorso che ponga in relazione le domande dei cittadini, la trasmissione della conoscenza, per la formazione di un sapere diffuso.

Il “diritto alla città” è anche diritto alla conoscenza. Si realizza offrendo ad una comunità gli strumenti per capire i conflitti e i problemi della vita quotidiana e del quadro strutturale di riferimento. Uno dei nodi diventa quello del rapporto fra costruzione collettiva degli scenari strategici della città e costruzione di un sapere collettivo. Si tratta di un nodo non facile da risolvere, che ha bisogno – per essere affrontato in modo equilibrato – di un dialogo costante fra i saperi specialistici che devono essere messi in campo per comprendere la città nella quale viviamo. Ancora oggi, questioni che hanno una grande complessità culturale vengono analizzate in modo separato, rigidamente e poveramente “tecnico”.

Per questo, la in-formazione e la partecipazione dei cittadini richiedono una mediazione esperta fra le domande espresse – spesso inedite – e la reale costruzione di una strategia di sviluppo locale.

Urbanisti e politici si confrontano sull’argomento, chiedendosi quali ambiti decisionali sia legittimo ed utile aprire alla partecipazione, quali soggetti debbano partecipare, in quale momento dei processi decisionali vada inserita la partecipazione, se e in che misura il cosiddetto “approccio partecipativo” vada a modificare le procedure che regolano i processi, nonché come tale approccio vada a riconfigurare i ruoli e i poteri dei diversi soggetti coinvolti.

La partecipazione, intesa in questo senso considera gli abitanti non come “ascoltatori” o interlocutori da consultare su scelte già fatte, ma soggetti attivi con cui confrontarsi sulle decisioni da prendere, secondo una prospettiva che rimette al centro della politica il concetto di abitante/competente, capace di sviluppare capacità ed esprimere preferenze, saperi ed esperienze utili all’interno dei processi decisionali.

La conoscenza cosiddetta “esperta” spesso allontana la partecipazione, quindi bisogna agire in modo che saperi esperti e saperi comuni possano comprendersi e interloquire fra loro. Per questo occorre adottare una logica comunicativa e una strategia di costruzione sociale delle scelte che restituisce un forte contenuto etico alle deliberazioni: i diversi interessi – spesso inconciliabili tra loro – possono giungere alla formulazione di punti di vista condivisi, capaci di riposizionare i conflitti entro nuovi processi decisionali, in cui le diverse posizioni possano trarre vantaggio reciproco dal contesto generale dell’azione.

È sull’accessibilità di tutte e tutti ai processi decisionali – dove con il termine “processo decisionale” si indicano tanto i momenti dell’elaborazione che quelli della deliberazione – che deve lavorare un governo locale impegnato nella promozione della partecipazione, e non nella ricerca di meccanismi astrusi per la costruzione del consenso a ciò che è già stato deciso.
Quale che sia il ruolo delle parti – sia nelle istituzioni o dentro la società civile – rendere accessibile il sapere significa diventare “contestabili”, accettare di essere contestati.

Il cammino che si intraprende per questa via è un cammino “pericoloso”, ed espone la partecipazione al rischio costante di un uso distorto, anche al di là delle buone intenzioni che magari animano chi la promuove.

La partecipazione si può ridurre facilmente – e troppo spesso lo è – a strumento di ricerca di consenso e di riduzione o rimozione del conflitto, in totale contraddizione con i fini di questa ricerca di democrazia reale; una ricerca costante che richiede di costruire la partecipazione come processo inclusivo, di continua sperimentazione, di ridefinizione dei poteri in una crescita e trasformazione – sia dei partecipanti che delle istituzioni e dei tecnici.

Troppo spesso, la partecipazione assume una dimensione pressoché decorativa di una politica nella quale i meccanismi dei poteri e della decisione rimangono intatti: in questo senso a poco servono la grande crescita numerica degli Assessorati alla Partecipazione e l’utilizzo sempre più diffuso del termine in atti istituzionali, norme e documenti, se poi spesso – e concretamente – tutto rimane orientato in senso addirittura opposto!

Autore articolo: Aldo Summa
Articolo pubblicato su Maruggio.Blog.com, Giugno 2007