Ho una proposta. Non so se il Ministro Franceschini o il Ministro Lupi chi di dovere mi ascolterà. Ma sogno un giorno di fare un tratto di autostrada e di vedere indicati nei cartelloni stradali non solo i nomi delle nostre località. Ma anche di veder comparire i nomi dei nostri tesori.
Insomma, i nomi della nostra geografia della bellezza. Che so, sulla A14, solo per stare a una delle arterie più trafficate in estate e non solo, vedere accanto al nome Ravenna anche “i magnifici mosaici di luce, santi e vegetazione”. Oppure, all’altezza di Cattolica, là dove si trova il famoso castello immortalato nell’Inferno di Dante al canto V, trovare l’uscita “Paolo e Francesca”. Un sindaco della zona ci provò, ma non ci riuscì. Oppure, quando si arriva verso Bologna, veder scritto che se volti a 800 metri puoi andare a vedere il meraviglioso Compianto di Niccolò dell’Arca. Vorrei che anche le indicazioni parlassero più di cosa siamo veramente. Va benissimo – per restare sulla A14 – che siano indicate la Wellnes Valley nata per sbuzzo di un noto imprenditore o il nome di un popolare parco giochi, ma perché non l’abazia di San Vitale? Ovunque può nascere una geografia più ricca, e più vera. Perché non segnalare con un po’ di fantasia la “terra delle voci cantanti” a Parma o che so “i dolcissimi colli della poesia” quando si arriva verso gli Euganei prima di Padova ? O verso la Toscana e il Lazio quante cose segnalare accanto ai nomi delle città, dai “belvedere delle ville di Frascati” ai “tramonti su san Giminiano”…
Ci sono tante cose di questo genere, si possono anche cambiare, rinnovare ogni tanto per fare spazio a quel che si ripete troppo stancamente essere il grande patrimonio artistico e culturale… Alcuni nomi di città evocano di per sé tesori di bellezza, ma occorre saper anche rinnovare i nomi, accostare soprannomi, perché quando uno è innamorato inventa nomi sempre nuovi. E chi è innamorato della bellezza d’Italia ne deve inventare sempre i nomi. Sì, d’accordo esistono a volte segnaletiche apposite, marroncine, un po’ nascoste, ma fanno un po’ l’effetto disincentivante che in tv faceva la scritta “rai edu”. Così invece, si darebbe finalmente a chi arriva in Italia e agli italiani stessi un’idea un po’ più viva, e anche un po’ più pazza – il che non guasta, per il paese del genio che deve sempre ringiovanire. Si accompagnerebbe il viaggiatore, anche quello distratto, che magari non ci pensa, dentro una galleria di incanti possibili, di stupori da scoprire o ritrovare. Si dice che il turismo è in calo. I dati, le statistiche… E anche il sole che fa le bizze, e il clima tropicale di un’estate che sembra esser stata fatta per rovesciare tutti i luoghi comuni sul Paese del sole e del mare.
Ora si può certo sperare che non si ripeta più, che le cose in futuro vadano meglio. Ma forse occorre anche seriamente cominciare a pensarsi diversamente. Già da un po’ – ce ne siamo accorti tutti, non solo gli operatori specializzati – chi cerca a buon prezzo sole e mare va spesso altrove, “complici” anche i voli low cost. Ma certe cose si trovano solo qui. Però dobbiamo esibirle in tutti i modi, farne sempre di più la nostra geografia e il nostro nome vivace e bello. Non bisogna avere paura di quel che siamo, e di dirlo. Anche in questo modo. Solo così possiamo tornare a essere il posto dove almeno una volta nella vita occorre venire. Per vedere la bellezza che illumina gli occhi, anche se il sole non splende sempre.
Autore articolo: Davide Rondoni
Articolo pubblicato su “Avvenire”
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