L’esperienza di Karadrà nasce dalla tenacia e dall’ostinazione, unite a capacità, competenza e studio, che un nutrito gruppo di ragazze e ragazzi porta avanti oramai da tre anni. Un mix difficile da realizzare in una società abituata all’ “usa e getta” al “tutto e subito”, ma esplosivo quando lo si riesce a mettere in pratica.
Karadrà vuol dire “acqua che scorre e che viene inghiottita”, in riferimento ai fenomeni carsici del territorio in cui nove giovani salentini stanno realizzando un ambizioso e ricco progetto. Con formazioni ed esperienze disparate, alcuni di loro tornati adAradeo, dopo un periodo passato fuori, Karadrà annovera Massimo, Enrica, Roberta, Piero, Giulia, Roberto, Vittorio, Tiziana, Lorenzo, già impegnati nell’Associazione di Promozione Sociale Arci Club Gallery.
Il sogno di realizzare una cooperativa sociale, che potesse unire la possibilità di lavorare alla crescita collettiva e personale, se lo sono costruiti pezzo per pezzo, senza fretta, cercando di tendere sempre alla qualità nel proprio lavoro. È così che, per prima cosa, avviano studi e ricerche di mercato su cosa e come produrre, in modo da dare il maggior valore possibile al proprio lavoro e alla fatica nei campi.
Nasce così l’idea della “Penda” come prodotto di punta: quale migliore sintesi di bellezza, bontà, storia e cultura? Il pomodoro invernale, geniale “invenzione” del sud Italia, che permette di avere pomodori freschi anche dopo moltissimi mesi dalla raccolta, e che condensa nelle bacche color oro tutta la storia della civiltà contadina e tutto il valore della biodiversità. È così che Karadrà decide di produrre il pomodoro invernale tipico del Salento nella varietà “Ponderosa”, recuperata da anziani agricoltori (che anno dopo anno ne hanno custodito e riprodotto i semi), e lo fa seguendo un disciplinare messo a punto per garantire la salubrità ela qualità delle produzioni.
Il pomodoro Ponderosa è stato selezionato nel corso dei secoli per resistere alla scarsità d’acqua del Salento, ed è così che alla coltura si affianca la coerenza delle tecniche produttive: Karadrà coltiva in aridocoltura, fornendo in questo modo un servizio ambientale aggiuntivo non da poco nello scenario moderno di forsennato sperpero delle risorse idriche e naturali. Lo fa nelle terre del “Fondo Cafazza”, attraversate da una rete di canali (tra cui l’Asso) che configura un ecosistema del tutto particolare. Tra leggere pendenze e avvallamenti, i canali attraversano questi terreni come antichissimi serpenti d’acqua, silenziosi e un pò misteriosi. I ragazzi di Karadrà sperano che questo micro-mondo venga riconosciuto Sito di Importanza Comunitaria e venga protetto e tutelato.
Le terre che qui coltivano, sono state pazientemente ricomposte e sottratte alla frammentazione che caratterizza la media dei terreni coltivabili in Salento. Alcune sono state acqusitate, altre concesse in comodato. Karadrà unisce a tutto ciò la ricerca storica e culturale per la ricomposizione dei saperi perduti e per la ricostruzione della cognizione e della conoscenza profonda del territorio che si abita.
Oltre ai pomodori, si produce grano Cappelli, patate Nicola ed Elvira, olio, vino, e tanto altro ancora è in cantiere.
La ricchezza e il valore etico e comunitario delle attività, qui incontrano anche la bellezza del senso estetico, che non viene mai tralasciata, grazie anche alle competenze artigianali e artistiche di alcuni membri del gruppo.
Se da una parte c’è il lavoro dei campi, che non fa sconti e non ammette distrazioni o ritardi di sorta, dall’altra parte c’è anche la comunicazione e l’apertura verso l’esterno, che Karadrà ha deciso di concentrare nella formazione e nell’inclusione, soprattutto dei ragazzi in età scolare e della comunità degli anziani.
“Ante vestigia, fundamenta” dicevano gli antichi: Karadrà ha costruito negli anni basi solide su cui poggiare, ingrossando al contempo anche le spalle. Per questo motivo sappiamo con certezza che saranno in grado di sorprenderci e, tra qualche anno (o anche meno) ragazze e ragazzi di Karadrà saranno stati in grado di influenzare profondamente la comunità di Aradeo, provando quanto la determinazione, la competenza e la costruzione paziente di un progetto possono pagare, senza sconvolgere l’ecosistema in cui si vive e senza opporsi follemente alla vocazione del piccolo pezzo di terra in cui ci è dato vivere.
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Fonte: “SalentoKm0”
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