C’è un giornalista-regista-viaggiatore che gira il mondo a bordo del suo camper Vostok100k: è Lorenzo Scaraggi e i suoi lavori stanno diventando sempre più importanti. Tanto che il suo reportage tra le campagne, un inno alla natura e all’identità del Sud, il documentario Madre nostra è adesso tra le novità di «Amazon su Prime Video», il servizio Tv on demand incluso nell’abbonamento Amazon Prime.
Un traguardo per l’autore bitontino, innamorato delle storie di confine e del suo lavoro on the road. Pensate che ha girato l’Europa con questa «casa» su quattro ruote e ha raccolto le storie di mille e mille persone, dedicandosi all’aspetto migliore e meno praticato della vita umana: l’ascolto. «Abbiamo bisogno di tornare a raccontare storie – dice Scaraggi – c’è una necessità che mette le radici in qualcosa di atavico proprio perché abbiamo bisogno di tornare a riscoprire quello che ci sta intorno, quello che c’è nella nostra storia, quello che abbiamo dimenticato, quello che esiste eppure non riusciamo più a riconoscere. Quello che spesso faccio non è altro che scavare e riportare alla luce».
E così ha fatto con il documentario Madre nostra (prodotto da Fondazione «Con il Sud» e Apulia Film Commission attraverso il Social Film Fund Con il Sud). Il film dura 52 minuti e rivela testimonianze di riscatto sociale: il fil rouge è in realtà il filo verde delle campagne, perché tutto il viaggio è un racconto che si svolge in Puglia fra orti sociali, terre confiscate alla mafia e comunità agricole. Scaraggi ci porta al «Trullo sociale» di San Michele Salentino (Brindisi), alla cooperativa «Semi di vita» a Bari, e poi ancora a Cerignola da «Pietra di scarto» e a «Spazio Esse» a Loseto (Bari).
Ogni tappa è un racconto di vita. E ogni voce, ogni immagine, è una metafora che spiega quanto l’agricoltura sia una via di salvezza. Una madre nostra, appunto, una terra che, sì, è ferita dalla Xylella e dagli orrori del caporalato, ma che è anche foriera di circoli virtuosi e di rinascite collettive.
Il canto dei grilli e il verde o l’oro della campagna pugliese sono scenografie e colonna sonora di un itinerario unico (visibile su Amazon in Italia e in tutti i Paesi anglofoni con sottotitoli all’inidirizzo https://www.primevideo.com/detail/0OO64VUGR8I61KY75PD0V64JHD/).
Il film ha vinto il secondo posto all’Italian Film Festival Cardiff (IFFC) nella sezione #CanfodPrize dedicata ai documentari; è stato premiato a Diritti a Orvieto – Human Rights International Film Festival e al Caorle Film Festival dove ha ricevuto una menzione speciale con la motivazione «Miglior messaggio di speranza». È inoltre vincitore del premio «Miglior poster» al Kosice International Monthly Film Festival, in Slovacchia ed è stato inserito nelle selezioni ufficiali di decine di festival in tutto il mondo.
Le storie del documentario sono storie di riscatto: terre confiscate alla mafia che diventano orti sociali in cui lavorano in comunità persone che provengono da realtà difficili e che ritrovano nella madre-terra la madre-nostra. Il «docu» di Lorenzo Scaraggi con Angelo Santoro (aiuto regista: Giuseppe Fedele, riprese Scaraggi e Namias, assistente al montaggio Paolo Fedele e musiche originali: Alberto Iovene) è un esempio di come possiamo ripartire da noi stessi: dalla nostra terra, dalla natura, dall’amore per l’agricoltura… ma soprattutto dal nostro coraggio di ricominciare.
Autore articolo: Enrica Simonetti
Articolo pubblicato su: “La Gazzetta del Mezzogiorno”
> Altre informazioni sul sito “Apulia Film Commission”
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