Una sera d’estate, sotto l’uscio di casa

Arrivata una certa ora, più o meno poco prima che il sole tramonti, spuntano sui marciapiedi alcune sedie: quella di accomodarsi di fronte all’ingresso di casa, in primavera ma soprattutto d’estate, è un’abitudine a cui non diamo molta importanza, come per tutte quelle cose a cui smettiamo di fare caso per un motivo o per l’altro.

Accade che durante la serata si aggiunga altra gente, e le sedie aumentano. Tendenzialmente si cerca di disporle in maniera circolare, in modo che nessuno venga tagliato fuori. Alcuni lasciano la porta aperta e il televisore acceso, lanciando di tanto in tanto un’occhiata distratta allo schermo.

Non tutte le persone che avremmo voluto fotografare ce lo hanno permesso: una donna, per esempio, ha trascinato i suoi figli in casa e non è uscita finché non ce ne siamo andati, senza darci il tempo di spiegare cosa stessimo facendo. Mentre ci allontanavamo, la sentivamo discutere animatamente con i suoi familiari del fatto che non le piaceva l’idea di finire su internet: abbiamo pensato che fosse un atteggiamento insolito, visti i tempi che corrono.

Altri, invece, si sono prestati volentieri: una signora piuttosto anziana ci ha detto che potevamo fotografarla perché lei è abituata, dato che l’associazione di cui fa parte organizza sempre attività, anche nelle scuole, e che le piace stare in mezzo alla gente, ai giovani. “Siamo tutti vecchi rimbambiti! Ma ci facciamo compagnia” ci dice sorridendo.

Vestito a fiori, sandali ortopedici e un ventaglio in mano per sfidare il caldo serale: è questo l’outfit che accomuna le donne ritratte, divenendo una parte fondamentale di quell’immaginario che spontaneamente va delineandosi durante le nostre passeggiate.

Gli uomini, tendenzialmente, si sono mostrati più a loro agio di fronte alla macchina fotografica: hanno un’aria disinvolta, quasi spavalda.

Il reportage è soprattutto un pretesto per conoscerci, scambiare qualche chiacchiera: oltre al più classico A cci sì figghiu? – e annessa ricostruzione istantanea dell’albero genealogico dei presenti, qualcuno ci dice di conoscere Petrolio, menziona qualche articolo in particolare, e a noi fa piacere.

Ci siamo imbattuti in pochi, pochissimi ragazzi. Abbiamo incrociato tre ragazze sedute su un gradino, chine sui rispettivi smartphone, in silenziosa attesa. Erano titubanti a farsi fotografare in una posa così comune, con la sola luce dello schermo ad illuminare i loro volti.

Contemporaneamente i locali sono pieni di adolescenti e giovani: c’è una strana simmetria, una corrispondenza tra le due situazioni – quel bisogno, quell’urgenza di socialità, più o meno dal tramonto in poi, forse la cerchiamo lontano da casa, nel chiacchiericcio da bar, storditi dalla musica e con un bicchiere in mano.

I ritratti sono stati anche l’occasione per intavolare i discorsi più disparati: qualcuno ci ha parlato di sé, qualcun altro ci ha chiesto cosa pensiamo della crisi di governo, della pulizia delle strade, dell’attuale amministrazione.

Le persone ritratte ci chiedono se devono mettersi in posa o se possono essere naturali; c’è chi preferisce darci le spalle e chi chiama a raccolta anche i bambini che giocano poco più in là.

E poi c’è chi di sera si riunisce dopo una giornata difficile, per cercare conforto nella compagnia dei propri cari, per ricostruire un senso di comunità.

Davanti agli usci delle case ci sono anche molti bambini e ci sono cani (e persino un pappagallo!). C’è silenzio ma solo a tratti, e si parla finché non è tardi e arriva il momento di riportare le sedie in casa, finché non è ora di salutarsi e di darsi appuntamento al giorno dopo.

Autore articolo: Rita Mariateresa Mascia

Foto: Gabriele Fanelli

Articolo pubblicato su: Petrolio

“La Scatola di latta”: le “invasioni dolci” che attraversano il Sud

La storia che vi raccontiamo prende il via da una domanda: come contribuire allo sviluppo del proprio territorio all’indomani di una laurea in Scienze per la cooperazione e lo sviluppo? A interrogarsi è Gianluca Palma, che si definisce il custode sociale di una scatola molto particolare, uno scrigno di beni comuni, raccolti come fiori con riguardo e cura, camminando per le vie dei paesi del sud della Puglia. Con uno statuto per la costituzione di un’Associazione di Promozione Sociale, scritto ma lasciato in un cassetto, la Scatola di latta è formata da un gruppo spontaneo di persone, che opera da tre anni principalmente sul territorio della provincia di Lecce, rivolgendo però lo sguardo a tutto il meridione.

La Scatola di latta nasce con l’intento di promuovere occasioni di conoscenza e di coinvolgimento delle comunità locali, attraverso passeggiate esplorative spontanee e incontri di convivialità, con un chiaro invito a scoprire la bellezza, promuovendo un’educazione estetica e poetica per tutti. Passeggiate itineranti per paesi e paesini, tra paesani e con i paesani, per abilitare i cittadini alla partecipazione culturale a sostegno della valorizzazione diffusa dei patrimoni locali esistenti.

Succede nel Basso Salento. Passeggiare per concedersi di curare lo sguardo, per scoperchiare prima di custodire, passeggiare per spiare dietro un balcone, per accorgersi di un dettaglio architettonico forse mai davvero guardato. Passeggiare perché chissà chi viene stasera, chissà chi spontaneamente leggerà una sua poesia, chi metterà a disposizione la sua arte, chi rivelerà i segreti del suo antico mestiere. Passeggiare insieme per ascoltare la spontanea declamazione di un verso del paesologo Franco Arminio o per stupirsi, perché accanto ad un noto poeta come Vittorio Bodini, c’è uno scrittore locale ancora da scoprire e da svelare.

Storie di ordinaria resilienza

Passeggiate spontanee che richiedono l’avanscoperta e lo scouting di un gruppo più ristretto di volontari che svolgono un’attività di promozione e di valorizzazione del capitale sociale, culturale, umano sui territori. Sono già sessanta i paesi salentini per ora in custodia sociale nella scatola, che si avvia verso il raggiungimento del numero complessivo di paesi battuti a piedi nella provincia leccese, senza tralasciare alcune esperienze realizzate fuori dalla provincia, come anche in Molise e in Basilicata, con la prospettiva futura di esportare le storie per condividerle con un pubblico più ampio.
Passeggiate spontanee, ma anche inedite e irripetibili, perché difficilmente si ritorna nello stesso paese e, quando accade, il ritorno comporta l’attivazione di altre energie e competenze ad arricchire nuovi sguardi, nuove sinergie e nuove scoperte.
Comunità erranti di persone si ritrovano spontaneamente a passeggiare per conoscere e conoscersi, per ascoltare e ascoltarsi, per raccontare e raccontarsi di storie di erranza ma anche di restanza.
Storie di ordinaria resilienza e di straordinario amore, proprio come il titolo di uno degli incontri conviviali organizzati, che si articola in più appuntamenti attorno a storie che raccontano comunità resilienti e generative. Come la storia di due coniugi ottantenni, che si avvicinano alla chiusura della loro attività commerciale in un piccolo paese del sud e, che saranno protagonisti di uno dei prossimi incontri calendarizzati.

Storie di beni comuni materiali e immateriali, tangibili e intangibili, manifesti e nascosti, di difficile censimento. Storie di grande ricchezza e valore sociale, particolarmente meritevoli di essere ri-conosciute, preservate e custodite gelosamente per salvaguardarne la memoria. Storie che assicurano nuove immersioni nell’immaginario e che, in una immensa rete di scambi, innescano processi creativi che rimodulano il rapporto delle comunità con il territorio di appartenenza.
Gianluca e i suoi amici non sono guide turistiche nel senso tradizionalmente inteso, ma praticano invasioni dolci per realizzare ponti e contaminazioni fra contesti, organizzazioni e persone diverse e, quindi, per sviluppare quel capitale sociale che rafforza e crea i legami nelle comunità.
Gli incontri e gli eventi della Scatola di latta sono totalmente in forma gratuita, con l’azione propositiva, estranea alla logica dei bandi e dei finanziamenti, di “sperimentare una forma alternativa non istituzionalizzata” di coinvolgimento delle comunità offline e online, favorendo processi partecipativi e stimolando sul territorio il networking fra gli attori delle comunità.

Si cerca, da un lato, di rammendare, nel senso di riallacciare le risorse e le competenze di cui è ricco il territorio per ricucire relazioni di fiducia e di reciprocità, permettendo quel baratto culturale tra persone che mettono a disposizione i propri saperi, conoscenze e arti; dall’altro di facilitare connessioni e opportunità per progettualità d’azione con altri attori sui territori. Un lavoro di tessitura di relazioni, che partendo dalla costruzione stessa della comunità ne promuove la capacitazione. Memoria e identità di paesi, paesini e paesani, custodite gelosamente in una scatola di latta: beni comuni di cui occuparsi per una responsabile maturità civile e sociale.
Ci sono tutte le componenti per una infrastrutturazione culturale tra territori e comunità.

Articolo pubblicato su “Labsus”

A questo link la pagina Facebook del progetto.

> Leggi l’articolo “Un salto indietro nel tempo, immaginando il futuro di “retu Shangai”. Le emozioni della passeggiata narrante nel centro storico di Maruggio (Ta)”

Un salto indietro nel tempo, immaginando il futuro di “retu Shangai”. Le emozioni della passeggiata narrante nel centro storico di Maruggio (Ta)

Le grandi storie si trovano nei piccoli paesi. E la fortuna di vivere nei piccoli paesi consiste proprio nella possibilità di poterle raccontare ed ascoltare, riconoscendone la “commovente geografia dell’anima”, come dice Franco Arminio (paesologo).

Visitare, scoprire e valorizzare un territorio significa anche coglierne gli aspetti più quotidiani, spesso poco conosciuti. Il turista contemporaneo, infatti, è affascinato anche dalla cultura del posto in cui soggiorna, e intende assorbirne ogni manifestazione.
“Perdersi retu Shangai” è stato un esperimento sociale, mediante il quale si è voluto togliere il velo di polvere dalle “storie di tutti i giorni”, coinvolgendo direttamente coloro che le hanno vissute o – a loro volta – le hanno ascoltate, nel tentativo di rimetterle in circolo e preservarne la memoria.

Abbiamo voluto sperimentare qualcosa di “diverso”: ideare un evento puntando sull’oralità è stato un azzardo. La curiosità e la partecipazione nei confronti di “Perdersi retu Shangai” ci ha ricompensato del “rischio” e – a meno di qualche piccola correzione – possiamo solo farlo crescere nel tempo.

Il centro storico di Maruggio è suddiviso in diversi toponimi: “sotta a Castieddu”, “sotta ‘lli lamie”, “retu Shangai” e “la Conca d’Oro”.  Nel titolo dell’evento abbiamo simbolicamente scelto di mettere in primo piano “Shangai”, perché è il toponimo più conosciuto e perché l’aneddoto stesso con il quale è stato attribuito questo appellativo, ci è sembrato un ottimo pretesto per descrivere e valorizzare il ricco patrimonio culturale che si è sedimentato nell’antica “Terra Murata”.

L’evento è stato ideato e realizzato nel corso di molti mesi, cercando sempre di coinvolgere gli abitanti del centro storico (come già per le feste rionali de “Lu Pizzulu” e de “La Macchitedda”).

La loro disponibilità è cresciuta piano piano: ed è stato tutto un darsi da fare per rendere più bello e accogliente il percorso. Le auto private che di solito occupano le strette stradine sono state tempestivamente parcheggiate altrove; qualcuno ha dato una rinfrescata alle pareti utilizzando la tradizionale calce…
Qualcun’altro si è voluto aggiungere in corsa al gruppo degli artisti e degli oratori: Salvatore e Candelora Sammarco, ci hanno regalato un’emozione unica suonando una dolce melodia (con pianoforte e voce) che si è diffusa da una finestra nascosta, e la signora Santa D’Abramo ha voluto contribuire alla manifestazione, esponendo la sua preziosissima collezione di santini e immaginette sacre.

Più di tutti, Damiano “Picu Peca” (o “Attila”) Corrado si è rivelata la “star” della serata: uomo del popolo – cresciuto nelle bande di strada, nelle quali ha imparato il valore della rispettabilità – è stato un oratore verace e appassionato, che ha saputo catturare l’attenzione di tutti e ha ridato dignità a tutti coloro che – come lui – hanno creato il “mito” di “Retu Shangai”. Le sue storie di vita semplici hanno commosso tutti.

La passeggiata è stata guidata da Gianluca Palma – dell’Associazione “La Scatola di Latta” – bravissimo nel coinvolgere tutti fin dalle prime battute, creando un clima di confidenza e interesse.

Gli angoli più belli del nostro centro storico hanno fatto da sfondo a “li cunti”, alle rappresentazioni teatrali, alle cronache musicate e alle esposizioni d’arte. Una passeggiata nel cuore della nostra identità maruggese, che ogni artista ha declinato a suo modo.

Ad ognuno di loro abbiamo chiesto di descrivere brevemente il senso della propria performance.

Associazione “Lotus”: “Con Danilo Chiego, Maddalena Latorre, Serena Guida e Costanzo Latorre, abbiamo affrontato in narrazione e musica il tema dell’importanza delle proprie radici e della propria memoria, evidenziando la necessità di ricordare e raccontare per difendere il proprio patrimonio culturale da alcuni risvolti negativi della globalizzazione”.

Paola Bisconti (scrittrice e blogger): “…tra i vicoli di Shangai, parte del centro storico del paese, durante la passeggiata narrante che ha visto la partecipazione di numerosi cittadini e turisti ho raccontato la storia di Girolamo Comi e del suo modo unico e irripetibile di “fare” cultura… quella vera, autentica, armoniosa. I presenti hanno apprezzato questa storia così come il componimento poetico che ho letto per loro. Fare vagabondaggio letterario sulle scale di un’abitazione abbandonata che si affaccia su una bellissima corte ha donato un fascino speciale alla mia performance per questo devo ringraziare Aldo Summa che ha voluto la mia presenza in un appuntamento così speciale, ben organizzato e curato in ogni minimo dettaglio. Grazie a tutti!”

Carla Saracino (scrittrice): “Ho deciso – accompagnata dalla voce narrante di Michele Montorfano – di proporre una fiaba scritta diversi anni fa e che trae ispirazione dalla cultura orale contadina. Ogni fiaba riconnette i tempi e gli spazi, riunisce le persone del passato, aduna quelle del presente e genera parole nuove: è in virtù di questo potere che la collettività può raccontarsi e riconoscersi in un comune percorso di civiltà. Maruggio, nel suo piccolo, ha aperto le porte all’ascolto e alla condivisione, ha dato dimostrazione di poter essere il “mezzo magico” e il “premio” di quanti s’adoperano per il vero rinnovamento”.

Chiara Criniti (illustratrice): “Pretesti di-visi” è il titolo della mia mostra, una carrellata di sei ritratti di volti maturi segnati dall’esperienza, dal carattere, dalle scelte. Uomini e donne di qualche generazione fa rappresentati in atmosfere spesso surreali, oniriche, metaforiche attraverso le quali scorgere il filo sottile che li lega alla realtà.
In mostra anche un’opera dal titolo “La tonnellata umana”, un lavoro su carta da pacco riciclata lungo poco più di due metri, per raccontare il dramma delle migrazioni dalla fine dell’800 ad oggi.
Per accompagnare il pubblico in questo viaggio nell’“umanità” ho scelto di leggere uno stralcio tratto da “Viaggio in Italia” di Goethe, in cui il grande intellettuale tedesco abbraccia il Sud del nostro Paese, in una pagina scritta a Napoli nel maggio del 1786, che ha commosso me e tutto il pubblico”.

Marta Vedruccio (Associazione “Opera Viva”): “Lo spirito dei luoghi: performance di teatro di maschere e musica di e con Marta Vedruccio e Dario Mennella. Ispirato ad una delle leggende sulla nascita de “Lu Lauru”, noto spiritello della tradizione popolare salentina, questo studio non si limita al recupero di questa antica leggenda, ma ne approfondisce gli aspetti universali che più mettono in luce un rinato bisogno di partecipazione a ciò che ci lega ai luoghi e al mondo, una partecipazione totale, spirituale, misteriosa, entusiasmante. Viva.
“Ma quest’ombra […] é rifugio ai corpi soltanto, o non più ancora alle nostre anime?” . Così ci chiede Pulcinella nel prologo della performance, citando Croce “Storie e leggende napoletane”. Noi abbiamo accolto questa domanda”.

Cantacunti (compagnia di cantastorie): “L’antico racconto (“La cummari furmiculecchia”), la filastrocca (“La fija ti lu rrei”), la fiaba (“abracadabra”) e “li culacchi ti Papa Caliazzu”, nelle meravigliose cornici del Castello e della Canonica, sono stati i brani eseguiti dai Cantacunti per omaggiare la meravigliosa iniziativa “Perdersi retu Shangai”.

Gianpaolo Pisconti (sociologo): “Ho voluto rendere omaggio a “Retu shangai” centro storico di Maruggio ma, per certi aspetti, ancora periferia del paese, raccontando le vicende accadute al sud Italia durante e dopo l’unificazione. Un invito alla riflessione che ho voluto stimolare pretendo dalla lettura di brani scelti dei lavori del giornalista Pino Aprile. Ci si augura di provare a superare i racconti pedagogico- mitologici della nostra nazione e avvicinarci ad un’idea di identità nazionale più densa e più reale. E capire come siamo diventati terroni, chi ci chiama così e cosa potremo fare in futuro del nostro sud nell’Italia unita!”

Dall’androne della scalinata d’ingresso al Palazzo dei Commendatori di Malta, l’arch. Salvatore Favale ha accolto gli ospiti introducendo brevi cenni storici sulla presenza dei Cavalieri Ospitalieri nel paese.

In uno slargo di Via Umberto I, Fiorella Lombardi – dell’Associazione “Lotus” – ha letto alcune pagine tratte dal libro “Così parlò Bilbo”, dello storico e scrittore locale Tonino Filomena, che – dopo il reading – ne ha commentato il senso. Assieme a lui, alcuni amici: Damiano Corrado e Antonio Serio, nati e cresciuti nella parte antica di Maruggio.

La passeggiata alla scoperta della vera anima del centro storico di Maruggio si è conclusa presso l’antico frantoio di proprietà dell’avv. Nicola Maria de Marco, che ha fatto da “cicerone” accompagnando il gruppo alla riscoperta del mondo contadino.

L’evento è stato organizzato dall’A.P.S. “Play your Place. Il luogo in gioco” con il circolo ARCI “Paisà” di Maruggio, in collaborazione con l’Associazione “La Scatola di Latta” di Botrugno (Le), l’Associazione “Opera Viva” di Melendugno (Le), i “Cantacunti” di Manduria (Ta) e l’Associazione “Lotus” di Maruggio. Patrocinio del Comune di Maruggio.

Gli organizzatori ringraziano: Luigi “Pipone” Saracino per averci concesso l’attrezzatura audio; la “Pro Loco” di Maruggio per la concessione dell’attrezzatura illuminotecnica; Don Antonello Prisciano per averci dato la possibilità di occupare l’androne d’ingresso della “Canonica”; la dott.ssa Tiziana Destratis (consigliera delegata al turismo del Comune di Maruggio) per aver condiviso assieme a noi e fin dall’inizio l’intero percorso di organizzazione dell’iniziativa.

> Leggi l’articolo “Il 4 Agosto: “Perdersi retu Shangai”, passeggiata narrante nel centro storico di Maruggio (Ta)”

“Perdersi retu Shangai” su “quiSalento”

Non serve arrivare in Cina per “perdersi retu Shangai”. A Maruggio Play your Place e l’Arci Paisà, organizzano una passeggiata in ascolto nell’antico caseggiato di “Shangai”, un itinerario della memoria, delle storie, dei luoghi.
In programma: narrazione, fiaba e poesia con Paola Bisconti, Carla Saracino e Michele Montorfano; esposizione d’arte con l’illustratrice Chiara Criniti; teatro di maschere con Marta Vedruccio e musica di Dario Mennella; i cantastorie Cantacunti; performance teatrale con Maddalena Latorre e Serena Guida; riflessioni sull’identità locale con Gianpaolo Pisconti.
A partire dalle 19.30, da Largo Umberto I.
Info: 349/1971486.

Articolo pubblicato su: “quiSalento”, 1-15Agosto 2017

Il 4 Agosto: “Perdersi retu Shangai”, passeggiata narrante nel centro storico di Maruggio (Ta)

Oltre il Salento da cartolina, un viaggio attraverso una Comunità che si racconta.

L’A.P.S. “Play your Place”, l’Arci “Paisà” di Maruggio, in collaborazione con “La Scatola di Latta”, l’associazione culturale “Opera Viva”, l’associazione “Lotus”, i “Cantacunti” e con il patrocinio del Comune di Maruggio, organizzano una passeggiata in ascolto, per promuovere un turismo partecipato e sensibile.

Attraversando l’antico caseggiato detto “Shangai”, gli abitanti insieme agli artisti e agli appassionati guideranno i visitatori nel centro storico, in un itinerario della memoria in cui le bellezze architettoniche faranno da sfondo alle Storie, per riscoprire la vera anima dei luoghi: un filo invisibile che lega la vita delle persone agli spazi del quotidiano, e che vive nel Racconto, nella partecipazione e nello stupore.

Narrazione, fiaba e poesia con gli scrittori Paola Bisconti, Carla Saracino e Michele Montorfano; esposizione d’arte con l’illustratrice Chiara Criniti; teatro di maschere, con l’attrice Marta Vedruccio e il musicista Dario Mennella; cronache musicate con la compagnia di cantastorie “Cantacunti”, rappresentazione teatrale con Maddalena Latorre e Serena Guida; riflessioni sull’identità locale con Gianpaolo Pisconti. Parteciperanno, inoltre Salvatore Favale, Tonino Filomena, Damiano Corrado, Gianfranco Valentini e Nicola de Marco, residenti e conoscitori del centro storico.

Appuntamento alle ore 19,30 presso Largo Umberto I, a Maruggio.

Info: 349.1971486