Sabato 17 Agosto 2013 alle ore 20.00 sarà inaugurata la piazza intitolata a Lord Robert Baden-Powell (fondatore dello scoutismo), sita sulla via per Avetrana.
La cittadinanza è invitata a partecipare!
«Attività di tutela ma anche di valorizzazione: è la sintesi con cui potremmo descrivere il nuovo Piano paesaggistico della Puglia». Come dire: divieti ma pure incentivi. Così l’assessora alla Qualità del territorio, Angela Barbanente, qualifica il Piano paesaggistico regionale territoriale (in sigla Pprt), approvato dalla giunta regionale lo scorso 2 agosto. Si tratta di prescrizioni prevalentemente indirizzate ai Comuni. Questa, in estrema sintesi, la carta di identità dello strumento di programmazione: la Puglia è stata suddivisa in 11 ambiti, ognuno dei quali caratterizzato da una specifica identità storica, culturale e paesaggistica; i beni dichiarati di «notevole interesse pubblico» sono 165; l’intera opera di pianificazione — cominciata nel 2009 — si fonda su cinque pilastri, cosiddetti progetti territoriali: Rete ecologica, Patto città-campagna, Mobilità dolce, Paesaggi costieri, Beni patrimoniali.
Assessora Barbanente, in che cosa il Piano paesaggistico si distingue dal vecchio Putt, piano urbanistico e territoriale?
«Il nuovo Piano persegue finalità di tutela e valorizzazione, di recupero e riqualificazione dei paesaggi. E questo in piena aderenza al Codice dei beni culturali (siamo primi in Italia) e in coerenza con i principi della Convenzione europea sul paesaggio (ratificata dall’Italia nel 2006). La differenza con il Putt risiede proprio nell’attività di riqualificazione e recupero, finora non prevista. Ma vi sono altre ragioni per così dire tecniche».
Ce le spieghi.
«Il nuovo documento è fondato su una cartografia aggiornata e con notevole capacità di dettaglio. Siamo passati da una scala 1 a 25mila, ad una scala 1 a 5.000. Questo consente di avere una dimensione adeguata perfino alla pianificazione comunale e capace di offrire informazioni sulle caratteristiche del paesaggio che si intende valorizzare. Del vecchio Putt è stata conservata la classificazione della tutela: idrogeomorfologica (territori costieri, vicini ai laghi, ai corsi d’acqua, lame, gravine, grotte); ambientale (boschi, macchie, aree umide, pascoli); antropica e storico-culturale (immobili, aree di notevole interesse pubblico, zone archeologiche, paesaggi rurali)».
Il territorio regionale è stato suddiviso in 11 ambiti. A quale scopo?
E come sono stati individuati? «La suddivisione in ambiti mira a far emergere i caratteri della “identità” paesaggistica, mettendo in risalto lo stato di conservazione e le regole riproduttive (quando ciò sia possibile: si pensi ai nostri caratteristici solai a lamie). Gli ambiti sono stati individuati sulla base delle relazioni tra componenti ambientali, storiche e culturali che ne connotano l’identità di lunga durata: gli ulivi nella zona di Monopoli, i trulli in valle d’Itria, le coste nel Salento.Il piano definisce, per ciascun ambito, specifici obiettivi di qualità e anche normative d’uso. In alcuni casi prescrive direttamente cosa non si può fare; in altri casi chiede ai Comuni di recepire le norme contenute nel Piano paesaggistico. In ogni caso si mira alla salvaguardia e, ove necessario, al recupero dei valori culturali che il paesaggio esprime».
Il Piano si impernia su cinque progetti territoriali: quali sono e come agiscono sulle attività pianificatorie dei Comuni?
«I cinque progetti territoriali possiamo sintetizzarli in questo modo: Rete ecologica, Patto città-campagna, Mobilità dolce, Paesaggi costieri, Beni patrimoniali. Hanno una rilevanza strategica: perché hanno valore di direttiva sia per i Comuni sia per la stessa amministrazione regionale. Significa che la Regione ne deve tener conto quando dovrà programmerà l’uso dei fondi europei. E significa che tali risorse finanziarie dovranno essere indirizzate per le necessità che il Piano indica. Un esempio? Il Piano prevede la rinaturalizzazione del fiume Cervaro, nel foggiano, che è un pezzo della Rete ecologica. Ebbene, si dovranno programmare le risorse indispensabili».
Quali sono i principali vincoli stabiliti dal Piano? E chi è chiamato a vigilare sul loro rispetto?
«I vincoli riguardano i 165 beni dichiarati di notevole interesse pubblico: sono stati perimetrati puntualmente uno per uno, d’intesa tra Regione e ministero dei beni culturali. Qualche esempio? Mi viene in mente il territorio delle Tremiti (il primo vincolato in Puglia, già nel 1950), Castel del Monte, Polignano, Alberobello, Vico, Vieste, le coste salentine. Il piano, poi, vincola “categorie di beni”. Sono quelle individuate dalla legge Galasso: territori costieri, vicini ai laghi, corsi d’acqua, parchi, territori coperti da boschi, zone umide. La vigilanza è esercitata dalle Soprintendenze, ma anche dalla Regione (che può autorizzare delle trasformazioni) e dai Comuni (che vigilano sulle modifiche autorizzate)».
Quali indicazioni detta il Piano su un tema che fa molto discutere, quello degli impianti di energia rinnovabile, ossia torri eoliche e pannelli fotovoltaici?
«Anche il Piano paesaggistico si pone l’obiettivo dell’efficienza energetica negli insediamenti esistenti. Dunque prevede l’impiego di energie rinnovabili prodotte da impianti presenti sugli edifici: a condizione che non siano visibili dai punti di vista panoramici e dagli spazi pubblici. Il Piano, per altri versi, tutela in modo rigoroso i suoli che abbiano una valenza culturale e naturalistica e i terreni agricoli. Si distingue ovviamente fra grande e piccola taglia, e impianti integrati al servizio degli insediamenti residenziali. Ma torri eoliche o pannelli fotovoltaici in un campo di ulivi non sono ammessi. Ad ogni modo il documento contiene apposite linee-guida per la progettazione e la corretta localizzazione di impianti di energia rinnovabile».
Autore articolo: Francesco Strippoli
Articolo pubblicato su “Il Corriere del Mezzogiorno”, 8 Agosto 2013
Nelle calde sere d’estate “li pizzuli” (gli angoli) di Maruggio si popolano di bambini, giovani e anziani che cercano refrigerio dalla calda giornata appena trascorsa. Compaiono sedie e sdraio, i caldi marciapiedi e le bollenti strade asfaltate diventano giardini, “piccole piazze” dove il vicinato si riunisce.
Si inizia a discutere con la classica affermazione: “Mamma cè càutu osci no?” e le comari, incuriosite, indagano: “Stu piccinnu t’è nipoti? Uuuhhhh, quantu s’è fattu grandi!” proseguendo per ore sino a tarda notte, tra “cunti”, scambi di notizie, confronto di opinioni e l’immancabile pettegolezzo fresco fresco di giornata.
Si trova sempre il pretesto per stare in allegria, allietati dalla musica, condividendo un pasto frugale e un bicchiere di vino assieme ai vicini di casa.
Maruggio vive di questi luoghi, di queste sane relazioni e di attività spontanee che di rado conoscono la ribalta.
Il Comitato de “Lu Pizzulu” assieme alla PRO LOCO, all’A.P.S. “Play your Place. Il luogo in gioco”, con il patrocinio del Comune di Maruggio, intendono far rivivere questi momenti, tra musica, giochi, canti e balli!
La festa sarà caratterizzata dalla magia della pizzica salentina, i suggestivi spettacoli di alcuni artisti da strada, oltre agli antichi giochi di strada (“lu curru”, “lu campanone”, “li pitruddi”, i tappi e le biglie), piccoli assaggi di prodotti da forno e vino nostrano, trascorreremo qualche ora in allegria e spensieratezza!
Evento segnalato su “Puglia Events”
Visita la pagina facebook dedicata all’evento
Dopo sei anni di lavoro, con delibera n. 1435 del 2 agosto 2013, la Giunta Regionale pugliese ha adottato il Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia (da qui consulta i documenti ufficiali). Ci sono ora 30 giorni di pubblicazione a decorrere da ieri, e altri 30 giorni per presentare le osservazioni.
Clicca qui per guardare il video della presentazione
“Uno strumento di cui dovremmo andare orgogliosi perché la pagina che abbiamo scritto non è un dovere d’ufficio, non è costruita in forme sbrigative, non è stata una incombenza burocratica. È stata una straordinaria innovazione metodologica sia per il carattere scientifico di questo lavoro sia per l’elemento di coinvolgimento e partecipazione che lo distingue”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola presentando questa mattina in conferenza stampa, insieme con l’Assessore regionale alla Qualità del Territorio Angela Barbanente, il nuovo Piano paesaggistico territoriale della Puglia, adottato dalla Giunta regionale.
“Siamo partiti da una condizione medioevale – ha ricordato Vendola – quella per cui la Puglia non era dotata neanche del Piano di assetto idrogeologico. Un Piano che era una specie di miraggio e anche un grande imbroglio perchè l’assenza del Piano di assetto idrogeologico consentiva una urbanizzazione irresponsabile, consentiva di cementificare anche i luoghi che non potevano essere cementificati”.
Vendola ha ricordato come “l’orgoglio” della sua amministrazione fosse stato quello, “dopo un lungo braccio di ferro”, di aver imposto ai Comuni la perimetrazione “come zona rossa di quasi tutta la Puglia”, costringendoli quindi ad aggiornare le cartografie e ad adeguare i piani di urbanizzazione alla vera conoscenza delle caratteristiche idrogeologiche del territorio. Per il Presidente Vendola “quello ha rappresentato il primo atto di uscita dal medioevo”.
“Con questo Piano paesaggistico – ha aggiunto Vendola – noi diventiamo un territorio europeo, intendendo per europeo uno standard di consapevolezza e di cognizione delle caratteristiche dei territori e di tutela reale e non retorica, che fa della Regione Puglia, su questo terreno, la Regione piu invidiata d’Italia. Il nostro Piano, in tutta Italia, rappresenta il miglior buon esempio di Piano del paesaggio. E di questo – ha concluso Vendola – dobbiamo essere grati, non solo a tutti i dirigenti e i funzionari della Regione Puglia, ma anche alla professoressa Angela Barbanente che è riuscita a coniugare una grandissima passione civile con una straordinaria e universalmente nota competenza”.
L’assessore Barbanente, dopo aver ricordato che il Piano pugliese è il primo Piano paesaggistico adeguato al Codice dei beni culturali e del paesaggio che sia stato, ad oggi, adottato in Italia, ha sottolineato anche il suo essere “il Piano delle certezze”.
“Avevamo un sistema di vincoli che era rappresentato su una carta degli anni 50, alla scala di uno a 25mila, aggiornata solo per la parte urbanizzata agli anni 70 – ha ricordato l’assessore – oggi il sistema dei vincoli è tutto rappresentato sulla carta tecnica regionale in scala di uno a 5mila. Abbiamo dei vincoli condivisi dalle istituzioni che devono controllare le trasformazioni del territorio”.
“Certezza e trasparenza sono dunque le premesse essenziali perchè la tutela del paesaggio non sia vissuta come vessazione burocratica – ha spiegato la Barbanente – la burocrazia ha bisogno di avere strumenti moderni ed efficaci.
Tutto questo Piano è in rete, integrato nel sistema informativo territoriale della Regione Puglia e tutti i comuni, tutti i professionisti hanno le chiavi di accesso. Tutto il sistema autorizzativo avvengono per via telematica. Questo significa – ha concluso la Barbanente – semplificare e rendere trasparenti i procedimenti, significa offrire un servizio efficace ai cittadini”.
Il Piano paesaggistico territoriale pugliese è contenuto nel Burp di oggi 6 aprile, n. 108.
Fonte: Regione Puglia
La teoria dell’economia delle esperienze evidenzia come il sistema turistico attuale tende a premiare coloro che “creano palcoscenici”, ovvero che pongono le condizioni per far vivere esperienze ai consumatori. Tali condizioni sono riconducibili alla capacità di coinvolgere il visitatore-interlocutore, che diventa attore nel rapporto tra la produzione ed il consumo: perciò “inscenare esperienze non significa intrattenere ma coinvolgere”. Gli elementi costitutivi di un’esperienza sono le emozioni, attraverso le quali il consumatore rende memorabile la conoscenza di un contesto culturale. Le emozioni garantiscono anche l’unicità dell’esperienza che non può che essere diversa da persona a persona.
E’ esperienza la visita di un contesto ambientale del passato o del presente che con le sue espressioni monumentali, ma anche sociali, artistiche, sensoriali, genera emozioni che restano nella memoria e suscitano ricordi, riflessioni, giudizi, ammirazione o criticità. Così come è esperienza il mangiare e il bere qualcosa di diverso da ciò che è abituale o l’acquisto di prodotti in un contesto diverso dal proprio.
Il turista deve essere indotto a partecipare, non solo a guardare. L’identità culturale di un territorio si trasmette anche attraverso il “fare”, che per lo più è un “ciò che è stato fatto”. La partecipazione alle espressioni culturali di una comunità è percepita dal turista come una condizione di appartenenza – pur temporanea e comunque da outsider – ed è ciò che oggi viene maggiormente stimolato dalle proposte di un turismo culturale innovativo. La partecipazione a momenti di lavoro e di produzione, l’apprendimento di tecniche e di processi, propri di un contesto sociale, sono possibili modalità di partecipazione ad espressioni della cultura di un territorio. Si tratta, quindi, di creare opportunità di dialogo, di incontro, di comprensione, di condivisione, perché in quell’incontro si determini un interscambio attivo tra turista e comunità locale.
Turismo culturale
L’intento di Archeoart è quello di far riscoprire lo spazio urbano e del paesaggio, promuovere la conoscenza della storia, dell’arte e dell’archeologia attraverso lo sviluppo di progetti di comunicazione culturale: eventi di rievocazione storica, giornate di studi e convegni, visite guidate e laboratori didattici. Chiunque si muova indotto da motivazioni di conoscenza o anche solo di ricreazione volta all’esplorazione di un territorio può essere annoverato in quel grande contenitore che oggi è diventato il “turismo culturale”.
Il desiderio di uscire dal turismo di massa, di ricercare elementi meno conosciuti del patrimonio artistico, di conoscere le varie espressioni della cultura di un luogo: tradizioni, paesaggio, stile di vita, ecc. di evitare fenomeni di congestione aprono nuove e interessanti opportunità per numerose destinazioni della Basilicata.
Archeoart intende promuovere flussi turistici in collaborazione con enti e attori locali per dare risposta ad una domanda di conoscenza e di crescita culturale per un adeguato sviluppo delle destinazioni turistiche lucane e delle regioni limtrofe.
Fonte: ArcheoArt