Concorso per le scuole: “Un racconto per parole ed immagini: le lunette del Chiostro di Maruggio reinterpretate dai ragazzi”. Ecco il regolamento

È stato presentato stamattina all’Istituto Comprensivo “T. Del Bene” di Maruggio il concorso “Un racconto per parole ed immagini: le lunette del Chiostro di Maruggio reinterpretate dai ragazzi” rientrante nel progetto “Cultura Arte e Fede”, sviluppato dai Tutor Diocesani dei Beni Culturali Ecclesiastici dell’A.P.S. “Play your Place. Il luogo in gioco” di Maruggio (Ta),  in collaborazione con la Parrocchia “SS. Natività di Maria Vergine”. 

In occasione del quinto centenario della costruzione della prima chiesa dedicata a “S. Maria delle Grazie” (dalla quale si svilupperà poi, nel corso dei secoli successivi, il Convento dei Frati Minori Osservanti di Maruggio), l’A.P.S. ha indetto un concorso incentrato sulle lunette del Chiostro dell’ex Convento, con l’obiettivo di avvicinare gli alunni alla conoscenza del bene storico-artistico-architettonico attraverso la predisposizione di elaborati creativi.

Il concorso è aperto a tutti i bambini/ragazzi delle Scuole Elementari e Medie appartenenti all’Istituto Comprensivo “Tommaso del Bene”. La competizione costituisce un’importante occasione per far conoscere agli studenti il patrimonio di Maruggio, sollecitando la voglia di apprendere e di scoprire il patrimonio culturale locale. Il concorso rappresenta l’occasione per un’attività di ricerca-azione sul tema proposto, quale percorso educativo che muovendosi dalla conoscenza e dalla consapevolezza, sollecita alla creatività e alla competenza.

Il contenuto della ricerca prevede:

– la scelta di una delle 28 lunette affrescate del Chiostro dell’ex Convento, al fine di produrre – mediante una scheda sintetica – una breve descrizione della raffigurazione della lunetta stessa, raccogliendo informazioni sul Santo raffigurato (biografia, tradizioni locali, feste, ecc.).

– la produzione di un’opera grafico-pittorica realizzata mediante l’utilizzo di una tecnica preferita che reinterpreti la lunetta: negli affreschi, infatti, sono rappresentate scene desunte dalla vita dei Santi dell’Ordine Francescano. Tali episodi si riferiscono spesso a miracoli o azioni di bene. Il partecipante, dovrà rappresentare sul foglio prestampato allegato al presente regolamento (da ingrandire in formato A3) la sua idea di buona azione o un gesto che, a suo parere, vale la pena di considerare come atto d’amore, solidarietà, fratellanza nei confronti del prossimo. Nel cartiglio inferiore (sostenuto dai due putti) degli affreschi dell’ex Chiostro, il pittore inseriva una breve descrizione di ciò che veniva rappresentato nella lunetta. Allo stesso modo, il partecipante dovrà descrivere mediante una breve didascalia il contenuto del suo disegno.

Ogni studente può partecipare con una sola opera. Tutte le opere devono essere il frutto della creazione individuale dello studente.

La scheda relativa all’analisi della lunetta scelta non dovrà essere superiore alle 2 cartelle. Le dimensioni degli elaborati non devono essere inferiori al formato A3 (29,7 cm x 42,0 cm), e non devono essere incorniciati o posti su alcuna base. L’elaborato grafico-pittorico può essere eseguito con qualsiasi tecnica (disegno con pastelli, pennarelli, a cera, a tempera, in bianco e nero, collage, acquarello, tecniche miste, etc.)

LA CONSEGNA DEGLI ELABORATI DOVRA’ AVVENIRE ENTRO E NON OLTRE IL 14 DICEMBRE 2014. I COMPONENTI DELL’ASSOCIAZIONE AVRANNO CURA DI RITIRARE PERSONALMENTE GLI ELABORATI (PENA L’ESCLUSIONE DAL CONCORSO).

La partecipazione è gratuita.

Con gli elaborati pervenuti sarà allestita (la sera della Vigilia di Natale) una mostra nell’ambito delle iniziative programmate da questa Associazione durante il periodo natalizio. In quella occasione verranno esposti nel Chiostro dell’ex Convento di Maruggio tutti i disegni dei bambini/ragazzi partecipanti al concorso. La premiazione dei migliori elaborati avrà luogo la vigilia di Natale.

“Censimento delle Edicole Sacre di Maruggio”. Dal nuovo anno parte il progetto dei Tutor di Play your Place

La storia di Maruggio non passa solo attraverso l’arte “maggiore” – come i Tutor dei Beni Culturali Ecclesiastici dell’A.P.S “Play your Place. Il luogo in gioco” stanno ormai, da anni, promuovendo e facendo conoscere meglio attraverso diverse attività (approfondimenti con le scolaresche, calendari e materiali divulgativi, mostre, visite guidate e ciclopasseggiate) – ma anche da tante piccole forme d’arte spontanea che, con semplicità e bellezza, sanno cogliere i tanti aspetti della vita quotidiana.

Rientrano a pieno titolo in questa categoria le edicole sacre e le cappelle votive, realizzate da privati cittadini in segno di devozione e riconoscenza verso i Santi o la Madonna. Le edicole sacre punteggiano i vicoli e le strade del nostro centro storico ma anche delle zone più periferiche. Troppo spesso, però, passano inosservate o addirittura sono in stato di abbandono.

Talora definite in maniera eccessivamente riduttiva “minori”, tali manufatti sono parte integrante del nostro patrimonio culturale e  afferiscono alla tipologia del “sacro popolare” e tutte rimandano ad una forte essenza di spiritualità, quella stessa che nei secoli ha indotto la nostra gente a cercare rifugio e conforto nel divino.

Per valorizzarle e garantirne la riscoperta, l’A.P.S. “Play your Place. Il luogo in gioco” nell’ambito del progetto pluriennale “Cultura, Arte e Fede” in collaborazione con la Parrocchia “SS. Natività di Maria Vergine” ha deciso di iniziare il Censimento delle Edicole Sacre di Maruggio, che punta alla realizzazione di una mappa tematica del nostro centro abitato corredata da notizie storiche, artistiche e da testimonianze fotografiche. 

Un lavoro che richiederà tempo e dedizione, ma anche tanta collaborazione da parte dei maruggesi (è previsto anche un percorso didattico con le scuole), chiamati a segnalarci – mediante mail o postando foto su un gruppo facebook dedicato – eventuali manufatti che possono eventualmente sfuggire al lavoro capillare che verrà effettuato, ma anche in qualità di testimoni: per ogni edicola votiva, infatti, cercheremo di scoprire le motivazioni per la quale è stata costruita, direttamente da coloro che l’hanno commissionata.

Dopo le festività natalizie, quindi, i Tutor dei Beni Culturali Ecclesiastici del’A.P.S. – aiutati da molti altri amici che già hanno confermato la disponibilità a collaborare al progetto – percorreranno in lungo e in largo il territorio maruggese.

Alla fine della ricerca sul campo, il materiale archiviato sarà messo a disposizione di tutti (attraverso una pubblicazione, un calendario o altro materiale a stampa) al fine di allargare la base della nostra conoscenza e diffondere la consapevolezza del ricco patrimonio storico-artistico e devozionale di cui – talvolta inadeguatamente – siamo custodi.

Si proporrà, in seguito, la realizzazione di un percorso artistico-religioso che dia la possibilità a turisti e residenti di conoscere le opere frutto di antica tradizione popolare.

Un concorso per olivicoltori dilettanti

PREMESSA

Il 2014 è stato dichiarato dall’ONU l’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare International Year of Family Farming (IYFF).

L’obiettivo dell’IYFF del 2014 consiste nel ricollocare l’agricoltura familiare al centro delle politiche agricole, ambientali e sociali nelle agende nazionali riconoscendo le lacune e le opportunità per promuovere un cambiamento in direzione di uno sviluppo maggiormente equo e bilanciato.

L’IYFF del 2014 favorirà un’ampia discussione e cooperazione a livello nazionale regionale e globale per accrescere la consapevolezza e la comprensione delle sfide affrontate dai piccoli proprietari terrieri ed aiutare ad individuare strumenti efficaci in grado di sostenere gli agricoltori delle aziende familiari.

Terrasud dal 2011 ha indetto il concorso OLIO DI FAMIGLIA; gli obiettivi e i temi che l’ONU ha indicato per l’Anno  Internazionale dell’Agricoltura Familiare International Year of Family Farming sono gli stessi da noi espressi   già dalla I^ edizione del 2011. E’ nostra intenzione  nella IV^ edizione, che partirà a settembre 2014, ribadire e riconfermare l’importanza dell’agricoltura familiare in Italia e  allargare il concorso anche ai produttori olivicoli del bacino del Mediterraneo.

PROGETTO

Il concorso è rivolto alle famiglie e a tutti i cittadini  che producono dell’olio extravergine di oliva nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

La manifestazione ha l’obiettivo di  valorizzare la produzione dell’olio extravergine di oliva nelle piccole produzioni agricole familiari.

Il modello di agricoltura familiare è un sistema di produzione agricolo centrato sul lavoro e sulle capacità dei nuclei familiari che vivono e lavorano la terra. Questo modello, meglio di altri, può scegliere di assicurare un uso sostenibile delle risorse e delle energie e di promuovere un’agricoltura e un’alimentazione legate alle specificità e alle varietà dei territori.

All’interno dell’agricoltura familiare italiana e dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo  abbiamo le produzioni olivicole famigliari; l’olio extravergine di oliva prodotto dagli agricoltori famigliari rappresenta una  forma di autoproduzione a finalità prevalente o esclusiva di autoconsumo.

Da queste sintetiche considerazioni  gli agricoltori  e  le loro famiglie  svolgono di fatto un importante ruolo economico, sociale e ambientale, da qui la volontà di accendere una luce su questo spaccato olivicolo produttivo.

Gli olii che parteciperanno al concorso saranno valutati da una commissione di esperti che si avvarranno  di  analisi chimiche e  di  analisi organolettiche .

L’obiettivo oltre a classificare il miglior olio extravergine attraverso una classifica è quello di dare una serie di informazioni utili all’olivicoltore  al fine di  migliorare il proprio olio e rendere più proficuo il proprio lavoro.

All’interno di olio di famiglia realizzeremo una mostra  fotografica. L’immagine (inedita, in bianco e nero o a colori) dovrà aderire a uno dei seguenti temi:

1. L’agricoltore dilettante / famiglia
2. Il lavoro
3. L’olio
4. Il paesaggio e la ruralità

Per partecipare, è necessario compilare la scheda di adesione al concorso in ogni sua parte, e spedirla o consegnarla, assieme ai 2 campioni di olio da 25 cl (per il panel test e le analisi chimiche) a:

Chemiservice
via Vecchia Ospedale s.da privata n° 11 , 70043 Monopoli, Bari – Italia.

Se si desidera partecipare anche alla mostra fotografica, è necessario presentare o spedire le foto in un plico chiuso, riportante esternamente la dicitura “Mostra fotografica Olio di Famiglia”.

E’ possibile inviare i materiali fino al 30 marzo 2015. 

> Per maggiori informazioni, visita il sito “Olio di Famiglia”

Programma dell’iniziativa 
Regolamento
Mostra fotografica

Fonte: “Olio di Famiglia”

Laboratorio partecipato “CuntameMò – racconti preliminari di comunità” a Ortelle (Le)

“CuntameMò – racconti preliminari di comunità” è un percorso promosso dal Comune di Ortelle (Le) e dalle Associazioni culturali Città Fertile e Mappaperta in collaborazione con l’Istituto comprensivo di Poggiardo (sede Ortelle) e l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Lecce, finanziato dalla Regione Puglia PO FESR 2007-2013- ASSE VIII – Linea d’Intervento 8.1 – Azione 8.1.2.

CuntameMò è un processo di raccolta ed elaborazione di racconti preliminari di comunità per la redazione del DPP per il futuro PUG Piano Urbanistico Generale: il momento più delicato dell’indagine conoscitiva sulle risorse presenti nell’intero territorio comunale.

CuntameMò è anche un processo di raccolta dei racconti delle pratiche quotidiane e dei valori fondanti riguardanti gli spazi pubblici del comune di Ortelle e della frazione di Vignacastrisi. Tre azioni distinte che insieme costruiranno a breve l’ossatura del nuovo assetto territoriale del Comune di Ortelle, e con esso le sue regole di governo e la sua estetica urbana, parte essenziale dei valori identitari.

Questo progetto è stato attuato tramite tecniche di coinvolgimento sul web e tramite iniziative reali di analisi e progettazione partecipata. Il secondo tipo di esperienze sono ad oggi immaginate come delle esperienze di laboratorio reale con i cittadini, tramite le quali confrontarci sui temi della mobilità, del paesaggio, del verde, degli spazi pubblici, delle forme di rigenerazione. Sostanzialmente si sono realizzate delle passeggiate di comunità sui luoghi della vita del territorio: piazze, strade, monumenti, punti paesaggistici, giardini pubblici, etc…, alle quali sono seguite delle discussioni informali con l’ausilio di mappe e foto.

> Visita la pagina dedicata al progetto sul sito del Comune di Ortelle (Le)

> Visita il sito di “Città Fertile – gruppo tecnico orizzontale per le strategie urbane partecipate”

A piedi in città. La lezione dei nostri figli, che camminano più di noi

Un terzo dei bambini e dei ragazzi fino a 13 anni va a scuola a piedi. Un terzo degli studenti fa lo stesso per raggiungere istituti superiori e università. Gli adulti che arrivano a piedi sul luogo di lavoro sono tre volte di meno. Solo l’11,5 per cento del totale. Nel dato diffuso dall’Istat in occasione della Giornata nazionale del camminare (oggi) è contenuta una lezione interessante. Questa: i nostri figli e nipoti sanno trarre insegnamenti utili da tempi grami.

Provate a pensare: perché un ragazzo sceglie di andare a scuola a piedi? Ha ragionato sulla riduzione dell’inquinamento e la qualità della vita nelle aree urbane? Possibile, ma non probabile. Se va a scuola a piedi è perché si fa più presto ed è più divertente: meglio chiacchierare con gli amici che sopportare un genitore nervoso imbottigliato nel traffico. Zaini pesanti? Si adotta il trolley. Logico, se ci pensate.
Quella logica di cui noi adulti, spesso, non siamo capaci. Molti miei coetanei non sanno camminare: se muovono i piedi, devono correre. Una splendida attività, sia chiaro, per cui è bene tuttavia consultare tendini, mogli e cardiologi. Camminare è un’azione antica come l’uomo. Quando si è alzato in piedi, nella notte dei tempi, non ha ballato la rumba o chiesto se qualcuno gli dava un passaggio. È andato da un posto all’altro. Se non è stato divorato, è pure tornato indietro.

I ragazzi camminano, e arriveranno lontano. La generazione nata alla fine del XX secolo sta recuperando abitudini antiche: andare a piedi è una di queste. Anche andare in bicicletta. Usare i mezzi pubblici. Non acquistare un’auto, condividerla («car sharing», in milanese moderno): da Enjoy a BlaBlaCar è tutto un fiorire d’iniziative. Tempi economicamente impegnativi e genitori psicologicamente fragili hanno compiuto il miracolo.

I ragazzi inventano attività nuove, grazie a Internet. E reinventano cose vecchie: lavorare insieme, iniziare un’impresa, camminare.
Non è un’apologia della decrescita felice: essere più poveri non è mai bello. È, invece, una constatazione ammirata. Gli italiani di domani usano anche le idee di ieri per affrontare le difficoltà di oggi. Chiamare «vintage» l’usato, per esempio, è geniale: una spolverata di modernità sul giubbotto dello zio. La parsimonia dei giovani clienti ha portato produttori e distributori a ragionare di più su quello che vendono. Alimentarsi con attenzione ha costretto l’industria a essere meno opaca (ai tempi dei social network gli errori si pagano, dall’amministratore delegato in giù).
Molti di questi comportamenti sono legati alla necessità. Ma non possiamo farcene un merito, noi che siamo nati negli anni Cinquanta e Sessanta. Aver tollerato l’espansione di una generazione di precari – senza tutele, con pochi soldi, con scarse prospettive di impiego tradizionale – non è un motivo di merito. Resta un fatto: alcuni buoni comportamenti sono figli (illegittimi) delle nostre cattive decisioni.

I ragazzi sono avanti, anche quando sono indietro. Una generazione tanto poco teorica, e così pratica, non si vedeva in Italia da cinquant’anni. Come abbia fatto a crescere nelle nostre case – ideologicamente cariche, inutilmente dogmatiche – non si sa. Ma sta accadendo. E il grande aiuto che possiamo darle è: lasciamola fare. Lasciamola camminare da sola, e decidere dove vuole andare.

Per tornare da dove siamo partiti. Non accompagniamo i ragazzi a scuola in auto, se è possibile evitarlo. Non portiamo i figli all’università sul sellino dello scooterone. È un errore educativo e un azzardo stradale. Ma avete visto come guidano la moto, certi cinquantenni?

Autore articolo: Beppe Severgnini

Articolo pubblicato su: “Corriere della Sera”

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