Parlare della gerarchia dei Cavalieri di Malta (detti anche Ospitalieri, Cavalieri di S. Giovanni, Cavalieri Gerosolimitani, Cavalieri di Rodi, ecc.) è molto complesso, specie quando bisogna sottostare alle esigenze di stringatezza di un articolo o approfondimento online.
I migliori trattati sull’argomento sono stati scritti nei secoli scorsi, e potete trovarli nella bibliografia in calce all’articolo. Li ho utilizzati in maniera estensiva, cercando di ricostruire al meglio le cariche più complesse ed il funzionamento dell’Ordine.
L’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri ebbe il riconoscimento papale nel 1113, ma operava a Gerusalemme già dalla fine della Prima Crociata. Nel 1291, in seguito alla conquista, da parte dei Mamelucchi, dell’ultima roccaforte cristiana in Terrasanta, S. Giovanni d’Acri (attuale Israele), i Cavalieri si rifugiarono a Cipro. Lì rimasero per qualche anno, cercando di capire dove ristabilire il loro governo. La scelta cadde su Rodi, che conquistarono nel 1309.
L’isola rimase in mano all’Ordine per oltre due secoli, durante i quali subirono tre grandi assedi da parte delle forze islamiche. Nel 1440 respinsero l’attacco dei Mamelucchi, nel 1480 riuscirono a sconfiggerele armate di Maometto II (il conquistatore di Costantinopoli), ma alla fine persero l’isola in seguito all’Assedio del 1522 voluto da Solimano il Magnifico. Dopo alcune traversie, i Cavalieri ottennero un nuovo possedimento da Carlo V: Malta. Fino al 1798, anno in cui l’ultimo Gran Maestro, Ferdinand von Hompesch, si arrese (senza combattere e grazie alla diserzione dei Cavalieri francesi) a Napoleone, l’Ordine difese Malta e il Mediterraneo dalle insidie ottomane. Del Grande Assedio del 1565, che rappresenta uno dei maggiori capolavori tattici nella storia degli assedi, ho parlato in un’apposita serie di articoli.
La lunga vita dell’Ordine, che continua ad esistere (in piena salute) come organizzazione caritatevole e di soccorso medico, è dovuta anche alla meticolosa organizzazione interna e alle capacità di governo dimostrate nel corso dei secoli.
Come ben specificato dal Manara e da altri autori, l’Ordine era, al tempo stesso, un’organizzazioneospedaliera, religiosa e militare. Ed era governata da un monarca, il Gran Maestro, che esercitava le sue funzioni con il supporto di un’aristocrazia formata dai Cavalieri.
Il Gran Maestro era la massima carica dell’Ordine. Tutti i membri di quest’ultimo devono giurargli obbedienza. Il Gran Maestro però non era solo a capo dell’Ordine inteso come Ordine religioso, ma anche sovrano delle terre possedute dall’Ordine (ad es. Rodi e poi Malta) e delle popolazioni che le abitavano.
Prima di passare alle assemblee e consigli dell’Ordine, è necessario specificare quale fossero le sue ripartizioni interne, sia territoriali che personali.
L’Ordine era formato da Otto Lingue (ossia capitoli di provenienza), che dopo lo scisma anglicano diventano sette Lingue: Provenza, Alvergna, Francia, Italia, Aragona-Catalogna-Navarra, Castiglia e Portogallo, Alemagna, Inghilterra.
Ogni Lingua aveva una divisione interna differente e faceva capo a una carica suprema (chiamata anche colonna, Piliere, balio o bailo conventuale) che aveva compiti specifici nel governo dell’Ordine e dei suoi possedimenti. Il Cavaliere al vertice di ciascuna Lingua risiedeva nei possedimenti dell’Ordine (per gli ultimi due secoli e mezzo a Malta).
La Lingua di Provenza aveva 2 Priorati e 1 Baliato:
- Priorato di San Giles (54 commende)
- Priorato di Tolosa (35 commende)
- Baliato di Manosque.
La dignità più alta era quella di Gran Commendatore. Egli governava Malta in assenza del Gran Maestro. Preposto alla custodia del tesoro comune dell’Ordine, controllava le finanze, sovrintendeva ai magazzini dell’arsenale e dell’artiglieria. Il Gran Commendatore era formalmente la prima carica dopo il Gran Maestro, poiché la lingua provenzale era quella del fondatore dell’Ordine, Gerardo (in realtà, il luogo di nascita di Gerardo è l’oggetto di una lunga disputa storiografica fra chi lo identifica in Provenza e chi, primo fra tutti Guglielmo di Tiro, in Campania, più precisamente ad Amalfi).
La Lingua di Alvergna (o Alvernia) 1 Priorato e 1 Baliato:
- Priorato di Alvergna (48 commende);
- Baliato di Lione
Il piliere di questa Lingua era il Gran Maresciallo. Questi aveva il comando militare dell’Ordine, ad eccezione delle Gran Croci, dei cappellani e di chi era direttamente alle dipendenze del Gran Maestro. In caso di assenza di quest’ultimo, comandava anche le truppe di Valletta. Consegnava il grande stendardo dell’Ordine al Cavaliere che giudicava meritevole di tale onere. Aveva il diritto di nominare l’alfiere o e, nel caso di scontro navale, comandava non solo i comandanti di galea, ma anche lo stesso Gran Ammiraglio. In tempo di guerra era gerarchicamente sovraordinato al Gran Commendatore, mentre in tempo di pace avveniva il contrario.
La Lingua di Francia 4 Priorati e 1 Baliato:
- Priorato di Francia (45 commende)
- Priorato d’Aquitania (65 commende)
- Priorato di Champagne (24 commende)
- Priorato di Corbeil (che aveva il titolo di Grande Tesoreria)
- Baliato della Morea (sede a S. Giovanni Laterano in Parigi)
La dignità più alta era quella di Gran Spedaliere (o Ospedaliere). A lui spettava la direzione di tutti gli ospedali (e soprattuto del grande Ospedale) e la cura dei poveri, la nomina del sovrintendente all’infermeria (un Cavaliere di Giustizia), del priore dell’infermieria e di dieci scrittori per il Consiglio.
La Lingua d’Italia 5 Priorati e 4 Baliati:
- Priorato di Roma (19 commende)
- Priorato di Lombardia (45 commende)
- Priorato di Venezia (27 commende)
- Priorato di Barletta e Capua (25 commende)
- Priorato di Messina (12 commende)
- Baliato di Sant’Eufemia
- Baliato di Santo Stefano di Monopoli
- Baliato della Trinità di Venosa
- Baliato di San Giovanni di Napoli
La massima dignità era il Gran Ammiraglio. Presiedeva ai tribunali della marina e comandava le galere dell’Ordine. In caso di assenza del Gran Maresciallo, aveva il comando sia delle forze navali che di quelle di terra. Nominava il controllore (prud’homme), il segretario dell’arsenale (per vegliare sugli arsenali delle galere), e nominava i capitani di vascello.
La Lingua di Aragona, di Catalogna, di Navarra 3 Priorati e 2 Baliati:
- Priorato di Aragona (29 commende)
- Priorato di Catalogna (28 commende)
- Priorato di Navarra (17 commende)
- Baliato di Majorca
- Baliato di Caspe (in Africa, in partibus infidelium)
La dignità più alta era quella di Drappiere o Gran Conservatore. Questi si occupava della manutenzione delle cose, delle vettovaglie e dell’abbigliamento di tutti i Cavalieri. Firmava inoltre i pagamenti dovuti alle truppe assoldate e controllava le argenterie dell’Ospedale.
La Lingua di Castiglia e Portogallo 2 Priorati e 2 Baliati:
- Priorato di Castiglia e di Leon (27 commende)
- Priorato di Portogallo o de Crajo (31 commende)
- Baliato della Rovede
- Baliato di Negroponte (in partibus infidelium)
Il Gran Cancelliere era la colonna di questa Lingua. Aveva il controllo della segreteria del Gran Maestro; firmava e apponeva il sigillo su tutti i documenti ufficiali.
La Lingua di Alemagna 1 Gran Priorato:
- Gran Priorato di Haitersheim (67 commende!)
La colonna di questa Lingua era il Gran Balì, che governava il castello di S.Pietro e di tutte le fortezze, comprese quelle del Gozo (piccola isola di Malta).
La Lingua d’Inghilterra 3 Priorati:
- Priorato di S. Giovanni di Londra
- Priorato d’Irlanda
- Priorato dell’Aquila (32 commende complessive)
La più alta dignità era rappresentata dal Turcopoliere. Generale di cavalleria e fanteria. Questa carica fu unita a quella del Gran Maestro dopo la soppressione della Lingua inglese.
Alla suddivisione geografia dell’Ordine si accompagnava una differenza gerarchica fra i suoi membri:Cavalieri, Cappellani e Frasserventi.
I Cavalieri erano i nobili che formavano l’aristocrazia dell’Ordine e ricoprivano tutte le cariche (dignità) più importanti. Diventare Cavaliere non era semplice, visto che bisognava provare un’antica nobiltà di lignaggio in linea paterna e materna. Alcuni Cavalieri con padre nobile e madre plebea riuscivano comunque a fare il loro ingresso nell’Ordine, ma solo dietro sostanziosi pagamenti (e in modo molto lento), una dispensa papale e l’assenso del Gran Maestro. Questi ultimi erano chiamati Cavalieri di Grazia, per distinguerli dai nobili purosangue, detti Cavalieri di Giustizia. Chiunque fosse nato fuori da un legittimo matrimonio, nobile o meno, non poteva entrare nell’Ordine.
L’indagine sul grado di nobiltà del candidato era condotta in modo diverso da ciascuna Lingua, con quella di Alemagna che si distingueva per la particolare scrupolosità. Le Lingue di Spagna e di Portogallo erano le meno rigorose, visto che chiedevano solo la prova di quattro parti, ossia di padre-madre-nonni paterni-nonni materni. L’ingresso in quella Italiana necessitava una nobiltà riconosciuta di almeno duecento anni, e l’unica eccezione poteva essere applicata ai candidati provenienti da stati retti dal popolo. Ad esempio, a Firenze non erano esclusi dal cavalierato i figli dei mercanti, purché appartenessero alle arti maggiori, fossero nati da matrimoni legittimi e provassero completa indipendenza e il possesso di una casa da oltre cinquant’anni. Una prescrizione dello stesso tenore valeva anche per Genova e altre città. Le tre Lingue Francesi consideravano nobili coloro in grado di provare un’ascendenza di sangue blu fino ai bisnonni, purché superasse i cento anni. Come anticipato, era la Lingua di Alemagna a richiedere le prove più consistenti. Per essere ammessi, era necessario identificare come nobili tutti gli avi fino ai trisnonni.
Una volta accettate le loro prove di nobiltà, che potevano essere sia orali che scritte, i candidati erano pronti a entrare nell’Ordine. Quelli che avevano compiuto sedici anni pagavano, in base all’ultima costituzione del Gran Maestro L’Isle Adam, un ingresso pari a 260 scudi d’oro (al cambio di 100 soldi per ogni scudo). I minori di sedici anni pagavano invece 333 pistole di Spagna. Fino ai venti anni, i Cavalieri potevano evitare di recarsi nella sede principale dell’Ordine (es. Malta), ma dovevano risiedere tre anni presso il capo dell’Ordine e partecipare ad almeno tre carovane e campagne contro gli infedeli. Una legge, questa, per la quale non era possibile ricevere un’esenzione.
Anche la seconda categoria, quella dei Cappellani, doveva combattere con gli infedeli (e lo fece quasi sempre con la medesima abnegazione dei Cavalieri). Per le loro qualità militari, avevano anche il diritto di portare la spada sul fianco all’udienza del Papa. I Cappellani non provenivano dalla nobiltà; bastava infatti che fossero nati da un legittimo matrimonio e da genitori che non avessero mai fatto da servi o esercitato “alcuna vile arte meccanica”. Pur non essendo nobili, fra i Cappellani si sceglieva il priore della Chiesa di S.Giovanni (patrono dell’Ordine, chiamato anche Ordine di San Giovanni) e, molto spesso, il vescovo del principato, le sole persone che partecipavano al governo dell’Ordine scelte al di fuori dei Cavalieri.
I Frasserventi non avevano cariche ed erano i “proletari” dell’Ordine. Avevano le mansioni più basse, ma talune entrate nelle casse dell’Ordine erano destinate a loro.
Alle tre categorie principali se ne aggiunse un’altra già durante la permanenza in Terrasanta, che crebbe a dismisura nel periodo maltese, quella degli Affigliati. Gli Affigliati avevano alcune divise dell’Ordine e un certo numero di benefici riconnessi al cavalierato anche se non potevano considerarsi Cavalieri. Il Capitolo Generale dell’Ordine consegnava la croce di S.Giovanni, simbolo dell’ingresso negli Affigliati, a persone che si erano distinte per l’aiuto fornito all’Ordine, per la particolare benevolenza o per la generosità delle azioni. Inizialmente la croce di S. Giovanni veniva distribuita con estrema cautela, mentre poi divenne quasi un’abitudine consegnarla ai membri più eminenti delle corti di Vienna, Pietroburgo, Berlino, ecc.
A seconda della carica ricoperta, i Cavalieri si distinguevano in quattro categorie:
- Priori / Gran Priori
- Balì
- Commendatori
- Semplici Cavalieri
I Priori e i Gran Priori erano al comando di un Priorato o di un Gran Priorato, che rappresentavano il primo livello nella suddivisione territoriale interna a ciascuna Lingua. Spesso le fonti utilizzano in modo sovrapponibile i termini “Priorato” e “Gran Priorato”, lasciando intendere che chiamarli nell’uno o nell’altro modo fosse indifferente.
Come primo livello esistevano anche i Baliati. Questi ultimi si differenziavano dai primi perché non avevano il secondo livello gerarchico, le cosiddette Commende. L’unica eccezione era rappresentata dal Baliato di Brandemburgo (Lingua di Alemagna), che arrivò a comprendere tredici commende.
I Balì (a capo di un Baliato) di distinguevano a loro volta in tre categorie. I Balì Conventuali (Pilieri) erano otto, uno per ogni Lingua, e risiedevano nei domini temporali dell’Ordine, più precisamente nell’albergo di ciascuna Lingua. Venivano scelti fra i più anziani cavalieri della Lingua di appartenenza. Insieme componevano il Consiglio dell’Ordine, occupavano le cariche più rilevanti e comandavano l’Albergo, termine con cui si intendeva la residenza di ciascuna Lingua nei domini temporali. Ancora oggi, è possibile visitare gli Alberghi di tutte le Lingue a Malta.
La seconda categoria dei Balì, quella dei Capitolari, era formata dai Balì che non risiedevano a Malta, ma vivevano nei loro baliati europei. Per il Capitolo Generale era necessaria la loro presenza nel luogo deputato o quella di loro procuratori.
La terza comprendeva invece di Balì ex gratia. Si trattava di quei cavalieri che avevano ricevuto la gran croce per grazia, decisione del Capitolo Generale o breve del Papa (Balì brevettati).
Tutti i Priori, i Gran Priori e i Balì portavano la Gran Croce dell’Ordine (in tela bianca sul lato sinistro).
I Commendatori e i Semplici Cavalieri portavano invece la petite Croix, la Piccola Croce o crocetta. Ai primi era affidata l’amministrazione di una porzione dei beni dell’Ordine, la già menzionata Commenda. I secondi invece si sostentavano con mezzi propri o a spese della Lingua di appartenenza, ma non avevano incarichi amministrativi.
Tutte le Commende, i Baliati, i Priorati e i Gran Priorati dovevano versare una tassa, chiamataresponsione, nel tesoro comune dell’Ordine. Le altre somme riscosse da queste cariche andavano invece a loro beneficio (mantenimento della commenderia, spese personali, ecc.). Ovviamente, nel corso del tempo ci furono centinaia di casi di amministratori dell’Ordine che riscuotevano somme importanti, ma si rifiutavano di versarle al tesoro oppure ne versavano solo una parte.
Alcune commende erano poi più redditizie di altre, e per evitare un accumulo di benefici in capo a un solo soggetto, già Raimondo Berengario sancì che un Cavaliere potesse amministrare al massimo una commenda grande o due piccole.
Dunque, i Cavalieri occupavano tutte le dignità di rilievo dell’Ordine, ad eccezione del vescovato di Malta e del priorato della chiesa di S.Giovanni, che spettavano ai Cappellani.
Avendo esaminato le varie cariche e dignità, è ora possibile parlare delle altri consigli dell’Ordine.
Il Consiglio Ordinario (o Supremo) era composto almeno dal Gran Maestro e dagli otto (poi sette) Pilieri. Senza una di queste dignità non era possibile procedere. Vi avevano accesso anche il Vescovo di Malta e il Priore di San Giovanni e, in seguito, tutte le Gran Croci presenti a Malta e altre autorità dell’Ordine. Al Gran Maestro, qui quasi un primus inter pares, spettavano due voti. Il Consiglio di Ordinario era un organo di prima istanza per le controversie relative all’assegnazione di cariche, baliaggi, promozioni, commende, fino alla validità delle pensioni. Diventava però organo di appello rispetto alle decisioni dei capitoli provinciali.
Il Consiglio Compito (o Completo) aveva una composizione analoga a quello Ordinario, ma ciascuna Lingua aggiungeva due cavalieri anziani che risiedevano da almeno cinque anni nel convento. Era a questo Consiglio che giungevano le appellazioni del Consiglio Ordinario e di quello Criminale.
Il Consiglio Criminale (o Segreto) agiva in caso di necessità per affari urgenti, in particolar modo in seguito al reato (o presunto tale) commesso da un Cavaliere. Era sempre presieduto dal Gran Maestro o dal Luogotenente.
Resta da sottolineare come questo approfondimento consenta di comprendere solo parzialmente l’organizzazione dei Cavalieri e, soprattutto, il loro rapporto con la popolazione di Rodi e, poi, di Malta. In entrambe le isole infatti, l’Ordine riuscì a farsi apprezzare dai locali, fino a rendere le sue fortune inscindibili da quelle dei civili che governava. In questo forse, sono di maggiore aiuto i resoconti dell’Assedio del 1565, dove i maltesi furono protagonisti, o l’apprezzamento verso i Cavalieri che, ancora oggi, dimostrano gli abitanti de La Valletta e della altre città dell’isola.
- P. DEL ROSSO (trad.), Statuti della religione de’ cavalieri Gierosolimitani (1570);
- A. MICALLEF, Lezioni su gli statuti del Sagr’Ordine Gerosolimitano: nell’Università degli Studi di Malta (1792);
- G. M. ROMANO, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da san Pietro sino ai nostri giorni(1844);
- G. MANARA, Storia dell’Ordine di Malta ne’ suoi Gran Maestri e Cavalieri (1846);
- L. DE CARO, Storia dei gran maestri e Cavalieri di Malta (1853).
Articolo pubblicato su “Zweilawyer”