Gli affreschi francescani nel chiostro e il mito dei Cavalieri di Malta. Articolo di “quiSalento”

Nell’ex Convento dei Frati Minori osservanti di Maruggio si mescolano i destini e le vite dei frati francescani e dei Cavalieri di Malta, l’ordine religioso cavalleresco che nel paese del tarantino per cinque secoli ebbe una sua giurisdizione. Nel chiostro gli affreschi narrano di tempi lontani e a tratti misteriosi, nei risvolti della storia tra parabole e leggende, tra santi e papi, simboli e suggestioni.

Coi piedi ben assestati su una terrazza mediterranea, da cui le case e i palazzi sembrano un tutt’uno, si ha l’impressione che ci si possa muovere da una casa all’altra tra il bianco della calce, i mattoni e qualche grigio antracite della guaina bituminosa. Poi si può camminare sulle volte a botte e a stella e, a guardare a perdita d’occhio, da qui la conca in cui è accovacciata Maruggio si vede tutta, circondata com’è da collinette e alture di macchia, vigne di Primitivo e boschetti.

In fondo, come sempre accade da queste parti, gli occhi corrono a cercare il mare, quel pezzetto di litorale ionico tarantino tra scogliere, dune e acque cristalline. La terrazza è quella dell’ex Convento dei Frati minori osservanti, che ospita il Municipio, e affaccia sull’antico chiostro francescano che custodisce un ciclo di affreschi pregevolmente ravvivati dopo essere stati coperti per anni della calce, e riserva un’intima passeggiata nel colonnato tra spunti storici e storie di santi. “Un tempo la città si sviluppava solo nel borgo, la cosiddetta Terra Murata, circondata da mura difensive”, spiega Aldo Summa, giovane architetto dell’associazione “Play your Place”, che si occupa di valorizzazione del patrimonio locale “qui si erano stabiliti i Cavalieri di Malta, originariamente noti come “cavalieri ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme” perché prestavano assistenza a malati e infermi e ai cavalieri di ritorno dalle crociate. Un loro commendatore, Mattia De Capua, donò un terreno fuori dalla cinta ai frati francescani affinchè edificassero un convento come nella vicina Casalnuovo, l’attuale Manduria. E così avvenne nella seconda metà del Cinquecento”.

Maruggio è, difatti, uno degli avamposti dell’ordine religioso cavalleresco nato intorno all’anno Mille, che qui si stabilì dal 1317 al 1819, scrivendo una storia locale atipica e determinando un’architettura peculiare rispetto ai paesi vicini.

Sono pochi i passi da piazza del Popolo e dal centro storico, “schiangài” in dialetto locale, dove tutto si attorciglia attorno a pochi, essenziali capisaldi topografici, verso la strada che porta fuori dal centro abitato verso i paesi limitrofi. Il pronao aggetta sulla via e svela la facciata di una chiesa preesistente dedicata a Santa Maria delle Grazie, di proprietà dello Stato, che custodisce tre altari che ben rappresentano le fasi del barocco e che mostra un affresco del compatrono San Cristoforo.

Varcato l’ingresso, si apre come un tesoro finalmente svelato il quadriportico in carparo locale, cadenzato da colonne ottagonali. Le lunette sono tutte affrescate, di rosso e ocra, verde e celeste. Le storie sono quelle di San Francesco e dei santi francescani, insieme a cartigli, fiori, decorazioni, ghirlande, secondo due cicli, uno sovrapposto all’altro, entrambi ben visibili il alcuni tratti. Passo dopo passo, con gli occhi in alto, lunetta dopo lunetta, San Francesco regge la chiesa sulle spalle, poi martirii, frati inchiodati alla croce, la morte di Santa Chiara, San Giovanni da Capestrano combatte i musulmani che brandiscono scimitarre nella battaglia di Belgrado, San Bernardino da Siena che opera un miracolo a beneficio di un bambino, ed ecco San Francesco da Solano che battezza popolazioni indigene e Sant’Antonio da Padova che pare incantare con la sua arte oratoria perfino i pesci, il frate beato Duns Scoto tra i suoi libri di filosofia e ancora l’albero genealogico francescano che torna poi anche al primo piano e, in cima alle scale, due nicchie affrescate in una delle quali appare una rara madonna con il pancione.

La passeggiata si muove lenta e quasi solenne attorno al fulcro del chiostro, il pozzo sovrastato dalla statua di Sant’Antonio da Padova. L’immaginazione e l’incanto corrono veloci oltre ogni credo, tra leggenda e metafora, nel silenzio di un altro tempo, lasciandosi sfiorare, come fosse un sospiro antico, dall’arte e dal mistero.

DOVE SI TROVA
Il chiostro del Palazzo degli Osservanti si trova nella sede del Municipio di Maruggio, in via Vittorio Emanuele III al civico 41, a pochi passi dalla piazza del Popolo e dal centro storico del borgo tarantino.

INFO E CONTATTI
Si può visitare il chiostro liberamente negli orari di apertura degli uffici comunali, ogni giorno dalle 7 alle 13 e dalle 14 alle 20. Le visite guidate al chiostro e alla chiesa di Santa Maria delle Grazie sono su prenotazione. Info: 349/1971486

Autore articolo: Jessica Niglio
Articolo pubblicato su: quiSalento – Gennaio 2023

“Maruggio, un viaggio”: la Cappella del Crocifisso con affreschi, graffiti e simboli devozionali

Ho sempre trovato stimolante la visita di antichi borghi, dei chiostri secolari, di cappelle sconosciute di Terra d’Otranto, luoghi della memoria, ispiratori di pensiero e serenità, ma anche custodi di storie lontane nel tempo: essi fanno riecheggiare la Storia davanti ai nostri occhi, oppure rassicurano l’anima con episodi traboccanti umana bontà, o accrescono la sensibilità artistica con le loro meraviglie d’arte e architettoniche.

Questa è una visita a Maruggio, provincia di Taranto, non lontano dalla costa jonica. Venne fondato tra l’870 e il 970 in una posizione nascosta entro un avvallamento naturale per non essere molto visibile dal mare e quindi per difendersi dagli attacchi saraceni. Fu infatti abitato dai superstiti dei casali che erano stati distrutti da tali incursioni. Questo territorio passò spesso di mano in mano, ed anche i Templari ottennero una mansione nel feudo, che fisicamente doveva essere collocata sul sito dell’attuale castello oppure nel luogo in cui oggi sorge la chiesa della Madonna del Verde che, proprio dal nome dei Templari sarebbe stata chiamata chiesa della Madonna del Tempio.

Dopo la gestione degli Orsini del Balzo, arrivarono i Cavalieri di Malta, che costruirono varie opere di difesa, molte oggi non più esistenti, per proteggere il borgo dai Turchi. Il clima di perenne stato di allerta che si vive in quegli anni è ben rappresentato dalle storie raccontate all’interno del chiostro del convento di Santa Maria della Grazia.

Di questa visita ringrazio in modo particolare l’amico Aldo Summa, architetto, che mi ha segnalato anche questa deliziosa e misconosciuta cappella del Santissimo Crocifisso, edificata nel 1523.

Entrando, a sinistra si scorge una Madonna con Bambino. Ovunque si notano i graffiti dei pellegrini del tempo, fra cui un personaggio visto di profilo, sulla cui identità ben poco si potrebbe dire. Segue un bellissimo San Leonardo, all’epoca molto venerato. A seguire un santo non facilmente riconoscibile per via dei danni agli affreschi. Sotto di lui si notano dei navigli graffiti, ulteriore testimonianza del frequente passaggio di viandanti. Poi c’è una santa, che potrebbe essere Santa Lucia, ma anche in questo caso l’affresco è deteriorato e ne impedisce la lettura con certezza.

L’affresco della Crocifissione, sull’altare, è quasi scomparso. Sulla parete destra vediamo un’altra Madonna con Bambino. Qui, spiccano altri graffiti assai interessanti, un’altra nave, e il nodo di Salomone, un simbolo molto usato nel V secolo, in epoca paleocristiana, che sta a significare l’unione fra l’uomo e la dimensione del divino. Qui lo ritroviamo due volte, e riprodotto con grande meticolosità. C’è anche un’iscrizione, ma anche questa è stata coperta dall’intonaco successivo ed è illeggibile. Segue quel che doveva essere uno splendido Cristo Pantocratore. E qui invece, stavolta ben riconoscibile, Santa Lucia, che reca i suoi occhi in una coppa. Anche la controfacciata doveva essere in origine tutta affrescata, oggi restano solo frammenti, e quello che doveva essere il committente dell’opera.

Ovunque croci patenti e croci rafforzate. In questo luogo, ed in questo borgo crocevia naturale posto sulla via Sallentina, il mondo è passato per secoli da tempi immemori.

Autore articolo: Alessandro Romano
Articolo pubblicato su: Salento a colory